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Italia Oggi

Cina già quinto produttore di vino Great Wall e Changyu sfornano 300 mln di bottiglie all’anno ... Si fa sempre più stretto il rapporto tra la Cina e il vino. Ora Pechino W si trova al quinto posto tra i produttori mondiali e, secondo un esperto come Robert Tinlot, ex direttore dell’Organizzazione internazionale del vino, nel giro di un ventennio arriverà al vertice della classifica. Colossi cinesi come Great Wall e Changyu sfornano ormai 300 milioni di bottiglie all’anno. Se è vero che per ora viene imbottigliato vino di qualità inferiore a quello di paesi come la Francia e l’Italia, è altrettanto vero che si sta lavorando molto per migliorare la lavorazione, anche grazie alla presenza delle grandi casi vinicole mondiali. E il caso della francese Pernod Ricard, che si è associata all’azienda locale Helan Mountain, producendo un milione di bottiglie nella regione autonoma di Ningxia che si trova nel Nord della Cina. Non mancano le difficoltà, leghte soprattutto al clima rigido. D’inverno le vigne vanno coperte e interrate affinché non gelino, ma gli esperti sostengono che il vino è di buona fattura. Uno dei motivi per cui molti si stanno insediando in quest’area è la presenza del Fiume Giallo, che assicura una buona irrigazione e un ottimo terreno. Proprio da Changyu è cominciata la storia moderna del vino nella nazione asiatica. L’azienda, creata a fine Qttocento, ha conosciuto un forte sviluppo dapprima a partire dagli anni 1950 e, in seguito, con l’apertura all’Occidente. La Cina, notevole produttore di uva da tavola, ne vinifica poco più del 10%. Ci sono, quindi, grandi potenzialità. Siwei Zhu, imprenditore che ha lanciato il sito specializzato Taste & Spirit, dice di essere impressionato dal sostegno massiccio da parte delle autorità, che organizzano colloqui e degustazioni comparative con i migliori esperti stranieri. Per il momento, precisa Zhang Junxiang, docente all’università di Ningxia, esistono 18 terreni dei monti Helan che contano più di 1.700 ettari di vigneti, ma altri 14 terreni sono stati autorizzati dal governo e la superficie vitata raggiungerà presto i 4 mila ettari. Si prevede che nell’arco di due o tre anni vi sarà un centinaio di appezzamenti dedicati al vino in una regione che ha un potenziale produttivo come quello della Francia. Che la qualità stia migliorando è fuor di dubbio, soprattutto nella fascia più bassa del mercato, presidiata da consumatori che non hanno grandi pretese. Il vino prodotto in Cina è destinato in gran parte al consumo interno e una fetta minore viene esportata nei paesi emergenti. Sul fronte 4dell’importazione, negli ultimi anni i dazi sono stati notevolmente ridotti.
Quanto ai bevitori cinesi, soltanto il 2% del consumo è riservato al nettare di Bacco, ma bere vino sta diventando di moda è la degustazione è sempre più apprezzata. E probabile che, una volta ottenuto un buon livello del prodotto, l’export si faccia strada. A quel punto i grandi nomi occidentali potrebbero trovarsi a fare i conti con un nuovo concorrente.


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