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Italia Oggi

Zonin scommette sul vino green ... Vitivinicoltura ecosostenibile nelle 9 tenute italiane e in Usa ... La strategia dell’azienda che ha inaugurato la Masseria Altemura in Puglia. Fatturato 2012 a +8% … Per molti è una moda, per altri è un modo sottile per aumentare i prezzi al consumo. Ma per molti produttori divino, grandi e piccoli, la produzione “verde” è una scommessa e una scelta strategica, in vigna, come in cantina. Ne è interprete, da anni, anche casa Zonin, che ha appena inaugurato ufficialmente la Masseria Altemura, in Puglia. E una struttura di 300 ettari, di cui 130 vitati a Primitivo di Manduria, Negramaro (i vini tipici della regione) e agli “importati” Aglianico e Fiano. Ora la tenuta produce 400 mila bottiglie, ma l’obiettivo è di arrivare a un milione in 3-4 anni.
Domenico Zonin, vicepresidente del gruppo, con delega alla supervisione tecnica e produttiva, ne parla con entusiasmo. “Abbiamo acquisito l’azienda nel 2001. Tra mille difficoltà, abbiamo ripiantato i vigneti, abbiamo rifatto la cantina, ammodernandola di continuo; nel 2007 siamo entrati in produzione, ma abbiamo tenuto sempre un profilo basso. Ora ufficializziamo questa nostra presenza in Puglia, una delle regioni vinicole più generose d’Italia”, sostiene. Campagne di marketing aggressive? No: l’azienda farà pubblicità su riviste specializzate e negli Usa, punterà al canale Horeca e soprattutto sulle degustazioni mirate con enologi e sommelier, che il gruppo considera come i migliori veicoli di marketing, soprattutto nell’Horeca. Ma è anche un fatto che commercializzare vino di alta qualità ecosostenibile è un must per il marketing aziendale. Domenico Zonin, però, non ci sta a questa affermazione. “Noi non puntiamo a un’operazione di marketing pura e semplice: da tempo, crediamo in una vitivinicoltura sostenibile e in tutte le nostre nove tenute italiane e in quella americana applichiamo pratiche verdi. In forme diverse, certo, perché i territori e i terreni non sono tutti uguali; ma negli anni abbiamo ridotto sensibilmente l’uso di pesticidi e prodotti vari in vigna, soprattutto al Sud, dove le condizioni climatiche lo permettono. Poi usiamo concimi naturali, la tecnica del sovescio tra i filari, trappole sessuali biologiche contro la tignola, che confondono il maschio nella ricerca della femmina da fecondare. I nostri agronomi lavorano con molta attenzione in vigna, perché dia il meglio con il minor stress possibile”.
Il lavoro passa poi in cantina e anche qui si lavora nella riduzione di molte componenti chimiche, a partire dai solfiti. Domenico Zonin avverte però che, per ottenere, contemporaneamente, l’alta qualità dei prodotti, per ora le riduzioni sono limitate. Poi c’è la generazione di energia verde, da pannelli solari, “ma non installati a terra: quella serve per fare vino. Sui tetti sì e, mediamente, le nostre aziende oggi sono autonome per il 40%, con punte del 70% in Puglia e Sicilia. Vorremmo e potremmo aumentare la produzione, ma in alcune regioni, come Puglia e Maremma, siamo fermi, perché, ci dicono, le linee elettriche sono sature”. Nonostante l’immarcescibile burocrazia, la scommessa verde del gruppo Zonin va avanti. Nel 2011, il fatturato è stato di 130 mln di euro, il 65% ottenuto dall’export in 105 paesi, le bottiglie prodotte sono state 40 milioni. Quest’anno, nonostante la crisi globale, il fatturato salirà dell’8%. Mercato di punta, dopo l’Italia, gli Stati Uniti. La scelta verde di casa Zonin, marketing o no, paga.

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