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Italia Oggi

I domini .wine e .vin agitano il vino ... Il mondo del vino a denominazione di origine si mobilita contro i domini internet “.wine” e “.vin”, di cui si sta discutendo all’Icann (Internet corporation for assigned names and numbers). L’organismo internazionale non profit ha in carico la gestione dei domini di primo livello generico, come il “.com” o “.net”. Con la liberalizzazione varata nel gennaio 2012, le aziende possono chiedere all’Icann la registrazione di un proprio dominio personalizzato. Quattro le compagnie private che corrono per il settore del vino, tre per aggiudicarsi l’estensione “wine” e la quarta per l’estensione “.vin> che saranno messe all’asta al miglior offerente. “Le richieste legate al settore del vino possono portare ad abusi, insorge la Efow, la federazione europea dei vini di origine. “Né l’Icann, né i quattro progetti di assegnazione”,denuncia Efow, “riconoscono la tutela delle denominazioni dei vini a indicazione geografica”. Il rischio, spiegano dall’organizzazione, è che “un indirizzo come per esempio “bordeaux.vin”possa essere venduto a una società o un individuo senza alcun legame con i vini di Bordeaux. Chiediamo ai governi e alla Commissione europea (rappresentati nell’Icann, ndr) di ottenere garanzie in merito”. La liberalizzazione, pensata per rendere internet più rispondente alle esigenze delle imprese, ha sollevata numerose critiche in tutti i settori economici. Ma “i domini che valgono di più sono ancora i classici “.com” e “.net”, gli altri (ce ne sono già 22 preliberalizzazione, ndr) non hanno stravolto il mercato”. A dirlo è Filippo Ronco, il fondatore di Vinix, il social network del vino con oltre 10 mila iscritti, che di recente ha varato anche un sistema di vendita diretta, con cordate di acquirenti geolocalizzate che entrano in contatto con cantine attentamente selezionate. “Giusto porsi il problema”, dice Ronco, “ma il dominio registrato ha valore relativo; sul web conta molto ciò che fai e che sei, crearsi una reputazione, e per fare questo registrare il nome non basta, ci vogliono anni di lavoro”.

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