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Italia Oggi

La disfida dell’Amarone ... I produttori della Valpolicella divisi sull’estensione dei vigneti alla pianura... Le famiglie storiche contro il consorzio di tutela... È battaglia in Valpolicella nel nome dell’Amarone. L’associazione delle Famiglie d’Arte parla di scempio e minaccia azioni pesanti se il Consorzio non tornerà indietro ) dalla proposta di abrogare la norma del disciplinare che vieta l’impianto dei vigneti in pianura. “Nei prossimi giorni ci sarà l’assemblea dei soci del Consorzio. Vedremo se faranno un passo indietro”, commenta Marilisa Allegrini, presidente delle Famiglie. “Certo che di entità produttive che hanno il nostro interesse a tutelare la denominazione ce ne sono. Vogliamo raggruppare anche altre anime attorno a questo nostro pensiero”. Le Famiglie d’Arte lanciano una sorte di chiamata alle armi per scongiurare quelle che definiscono “modifiche capestro al disciplinare di produzione”. Una su tutte emersa in questi giorni e mai comunicata è relativa alla “eliminazione del limite alla Doc per i vigneti impiantati in terreni freschi e di fondovalle”. Si tratta, spiegano i vertici delle 12 famiglie dell’associazione (circa 140 mln di euro il fatturato annuale complessivo), “di una sorta di condono tombale per chi purtroppo già pratica, indisturbato, una produzione mai consentita dal regolamento”. Il divieto, spiega la presidente Allegrini, “è una norma di tutti i grandi, dal Barolo al Brunello, al Chianti Classico che vietano in maniera tassativa la pianura. Se il Consorzio non dovesse rivedere la propria posizione, sarà battaglia, anche seria”. Non si sbilancia oltre, ma la determinazione a difendere la tradizione e la qualità dell’Amarone c’è. “Il Consorzio non può non tornare indietro, così si fanno male da soli. La qualità in collina è maggiore che non in pianura, come ha dimostrato la zonizzazione effettuata dallo stesso Consorzio. E non si capisce perché non voglia tenerne conto. Se si guarda a un discorso economico, l’economia è di tutta la denominazione e non soltanto del singolo orticello”. Per cercare di arrivare a un accordo, era stato aperto anche un tavolo tra Famiglie e Consorzio, ma non si è arrivati a niente. “La verità è che, nonostante le nostre rivendicazioni, la politica di gestione non tiene più conto delle zone vocate a tutto svantaggio della riconoscibilità del vino”, commenta Sandro Boscaini. “La rottura del tavolo è stata principalmente un’abissale diversità di vedute. La nostra ha un approccio qualitativo basato sulla vocazione del vigneto per cui 1’Amarone si può produrre solo nei terreni vocati, quella del Consorzio pone obiettivi di quantità. Non per nulla negli ultimi 15 armi l’aumento della produzione è stato del 1.140%, ma l’Amarone non è una commodity e la sua fortuna nel mondo è dovuta al nostro assunto, non al loro”.

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