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Italia Oggi

Privilegio il vino di qualità ... La mia ricetta? Impegno, innovazione e coerenza tra ciò che si dice e ciò che si è in grado di fare ... La carriera di Emilio Pedron, amministratore delegato dei Tenimenti Angelini ... Il nome di Emilio Pedron, trentino di nascita ma veronese di adozione, è legato doppio filo al mondo del vino. Ma a quello di massima notorietà. Oggi è amministratore delegato dei Tenimenti Angelini (cinque tenute divise tra la Toscana, il Collio e appunto la Valpolicella, facenti capo alla famiglia della farmaceutica Angelini), una realtà di altissima gamma, la cui sfida, in un momento non facile per il settore e per l’andamento dei consumi, è di privilegiare la qualità alla quantità. La carriera di Pedron prende le mosse direttamente dal Trentino, dove il padre aveva una piccola cantina ed Emilio si divertiva ad aiutarlo. Dopo il conseguimento del diploma di enologo presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, la sua attività ha inizio in Toscana, presso il Chianti Ruffino, ma la sua vera prima grande svolta è in Nino Negri, cantina celebre in Valtellina, dove rimane tre anni lasciando il segno. Proprio in quegli anni nasce lo Sfursat, quello che sente il suo vino, ancora oggi una delle bottiglie più ricercate. Progressivamente la sua attività va avanti con incarichi sempre più importanti fino a entrare nel Giv-Gruppo Italiano Vini di cui diverrà amministratore delegato, guidandone l’espansione in tutta Italia. “Sono stati anni di grande impegno dove, oltre alla crescita dimensionale, per primo decisi di proporre una selezione naturale tra prodotti di maggior livello e di qualità provenienti dalle zone più vocate d’Italia. Non fu facile, ma la scelta alla fine ripagò, lasciare fette di mercato per concentrarsi su produzioni pregiate”, sottolinea Pedron. Oltre a lanciare la produzione italiana all’estero, l’a.d. dei Tenimenti Angelini si prese la piccola, grande soddisfazione per un veronese, di riportare sotto il controllo nazionale un marchio storico come Bolla. Ma non solo: il grande merito manageriale e strategico che Pedron si è conquistato sul campo è quello di aver investito tutto il necessario nelle vigne e nei macchinari necessari alla lavorazione e maturazione del vino ma, al contempo, di aver insistito per la creazione di una rete commerciale e di marketing capace di fronteggiare i mercati esteri e proporre in modo originale il prodotto italiano. Nel 2000 viene chiamato al capezzale della Bertani, l’Amarone per eccellenza, casa fondata nei 1857, con un patrimonio costituito da oltre 200 mila bottiglie tutte perfettamente conservate e consumabili, di Amarone dalle annate del 1940 ad oggi, e finita concretamente sull’orlo della chiusura per i dissidi interni tra gli eredi. Con l’aiuto degli amici Giuseppe Mercati e Stefano Dorio, professionisti molto conosciuti a Verona, ottiene la possibilità di dare nuovo impulso e notorietà alla Bertani, traghettandola, verso la fine del 2011 nelle mani del Gruppo Angelini, che ne sta promuovendo il rilancio. “Devo riconoscere il grande merito del Gruppo Angelini di aver saputo pazientare e di aver creduto nelle potenzialità di questo marchio. Un prodotto, l’Amarone Bertani, che si colloca coerentemente con gli altri grandi vini che la Tenimenti produce a Montalcino e in Friuli”, aggiunge Pedron. “I primi risultati sono già visibili. Bertani è e resta un unicum nel panorama italiano. Ma credo si possa integrare l’offerta dando grande valore anche al Brunello che produciamo in Toscana”. Qual è allora la ricetta del suo successo? “Umilmente credo nell’impegno, nell’innovazione e nella coerenza tra ciò che si dice e ciò che si è in grado di fare.

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