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Italia Oggi

È Brunello vero? Il Dna ce lo dirà … Dna e antociani per sapere che c’è dentro una bottiglia di Brunello Dopo lo scandalo del 2008, i produttori di Montalcino si sono affidati alla ricerca scientifica per tutelare la loro immagine. E dalla ricerca emerge che si può tracciare una bottiglia di vino e capire se questa è prodotta con sole uve monovarietali. “I produttori hanno avuto il coraggio e la voglia di arrivare a fondo dei problemi dopo il 2008”, spiega Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del Brunello a termine del convegno “Tracciabilità del Sangiovese a Montalcino: ricerche e sperimentazioni per l’identificazione dell’origine”. “Abbiamo lavorato con i laboratori della Fondazione Mach di San Michele all’Adige e le analisi sono servite per dimostrare che il Brunello di Montalcino è prodotto con 100% Sangiovese. Abbiamo anche analizzato 180 campioni di vino 2007 acquistati sul mercato e anche in questo caso abbiamo avuto 100% Sangiovese nelle bottiglie”. Capire la composizione di una bottiglia di vino non è certo impresa facile. Nel passaggio da uva a vino si hanno degradazioni e contaminazioni e le analisi si complicano se il vino, come nel caso del Brunello, viene invecchiato per anni all’interno di botti di legno. Il Wine fingerprinting, il test del Dna messo a punto da Rita Vignani (coordinatore scientifico dell’area agronomica di Serge-genomics dell’Università di Siena) ha un margine di errore inferiore all’1%. “Il Dna del vitigno lo ritroviamo anche nel vino. Si hanno risultati nel caso di vini monovarietali, mentre nei blend si possono fare stime, si rintraccia la predominante, ma non la percentuale”. Il procedimento senese ha la stessa validità delle analisi del Dna in campo forense, è nato in collaborazione con la divisione scientifica del TTB (Usa) e “dà risultati sia su vini sperimentali, sia su quelli commerciali”.

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