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Italia Oggi

C’è Antinori, ma ci sono anche Scotti e Parmalat. Sono solo alcuni dei nomi illustri che, insieme a queffi meno noti formano il plotone di circa 2.100 aziende italiane che hanno deciso di investire in Romania. Con 400 mila ettari l’Italia è il paese straniero più presente in Romania, il 24,3% del totale degli stranieri. Sono i numeri di un recente convegno organizzato a Bucarest dalla Camera di commercio italiana in Romania. Cereali, allevamento, produzione di latte e formaggio, e vino sono i settori dove l’Italia ha investito insieme alla meccanizzazione agricola con Maschio Gaspardo che in Romania ha aperto uno stabilimento. “L’Italia è il primo investitore agricolo e il know how italiano può dare molto all’agricoltura romena”, ha spiegato l’ambasciatore d’Italia a Bucarest, Diego Brasioli. “L’agricoltura è un settore centrale per la Romania. C’è ancora spazio per investimenti nel sistema dell’irrigazione e nell’industria della conservazione e trasformazione». Uno dei problemi riscontrati in Romania, oltre alla burocrazia, ma questo poco cambia con l’italia, è quello delle garanzie legali del possesso del terreno vista la mancanza di un Catasto. Ma per Pasquale Silvestro di Tonucci&Partner che ha organizzato l’evento, “tutte quante le difficoltà possono essere superate”. Dalla viva voce di chi in Romania ha scelto di lavorarci emerge come uno dei fattori determinanti per avviare una azienda agricola quello delle tasse. “Qui la tassazione è del 16% fisso. Niente di più. E anche se si dovesse produrre a parità di costi italiani, i vantaggi fiscali non sono di poco conto”, afferma Rossella Trombetta milanese, produttrice di cereali nella zona di Timisoara. “E poi in Italia un’azienda media ha 50 ettari, qui si arriva a 5 mila e gli aiuti Pac che vanno a ettaro sono ben altra cosa». Piero Franciz:i, presidente di Iragri e produttore di cereali sostiene che “c’è bisogno di una maggiore meccanizzazione del settore” e di maggiori investimenti per “lo stoccaggio. Tutti i silos statali sono stati venduti a privati. C’è una forte speculazione sui prezzi e molti produttori svendono per fare cassa”. Basso costo di acquisto e di affitto dei terreni sono, per Adrian Dimache, segretario generale della Camera di commercio, due degli elementi che rendono interessante l’agricoltura in Romania unita al fatto che “adesso è il momento. Tra dieci anni sarà tardi”.

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