02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Italia Oggi

Usa e Ue in rotta per il dominio ... Sale la tensione tra Stati Uniti e Unione europea sui domini internet “.wine” e “.vin”. Mentre il negoziato per un accordo commerciale tra le due sponde dell’Atlantico comincia a entrare nel vivo, con le prime offerte concrete sulle quote di scambio che sono già sul tavolo, Usa e Ue sono in rotta di collisione per una disputa vecchio stile sulla specificità delle produzioni a indicazione geografica (Dop e Igp). Bruxelles e i produttori di vino europei vogliono discutere di limiti per l’assegnazione dei domini internet “.wine” e “. vin”, in corso all’Icann, l’ente che decide sui domini internet, che assicurino una tutela alle denominazioni di origine. Washington spinge invece per una soluzione senza alcuna tutela per le denominazioni di origine. In una lettera datata 30 gennaio, gli Usa sollecitano l’Icann a procedere con l’assegnazione dei domini perché qualsiasi tutela specifica sarebbe dimostrazione di “cattiva fede” da parte dell’organismo non profit. Per tutta risposta, il 3 febbraio l’Ue ha risposto che, in mancanza di un accordo tra i produttori di vino a denominazione di origine e le tre società che concorrono all’assegnazione dei domini “.vin” e “.wine”, Europa, Norvegia e Svizzera si schiereranno per il “rigetto” delle due estensioni per il “danno che possono causare ai titolari delle denominazioni a indicazione geografica, ai produttori e ai consumatori in tutto il mondo”. Lo scontro sulla proprietà intellettuale sta rallentando i colloqui che, a fatica, le organizzazioni di produttori di vino cercano di condurre da novembre con i rappresentanti delle imprese che hanno chiesto l’assegnazione dei domini per poi venderli al miglior offerente. Le società in questione hanno annunciato che farebbero lo stesso con i domini di secondo livello. Il timore dei produttori di vino si chiama cybersquatting: accaparramento dei nomi di dominio o marchi già famosi a scopo di lucro. Chiunque, è la tesi fatta propria anche dal commissario Ue all’agenda digitale Neelie Kroes, potrebbe acquistare i nomi come “bordeaux.vin” o “chianti.wine” danneggiando la reputazione del prodotto e confondendo i consumatori. Una posizione condivisa non solo dalle etichette a indicazione geografica ma anche dall’industria europea e dalle produzioni americane di qualità, soprattutto dai vignaioli della California.
Nell’ultimo incontro del board dell’Icann, tenuto a Buenos Aires lo scorso novembre, è nata quindi l’idea di cercare l’accordo tra “privati”, imprese assegnatarie da un lato e produttori di vino dall’altro, per aggirare la polarizzazione delle posizioni degli Stati. C’è da aggiungere che a Buenos Aires anche l’organizzazione degli Stati americani (Citel) aveva preso posizione a favore della trattativa e della specificità delle Ig. Gli Stati Uniti, invece, continuano sulla linea dura. “L’Ue difende tutti i prodotti a indicazione geografica, incluse le denominazioni di vino Usa”, dice il presidente di Efow (federazione europea vini a denominazione di origine), Riccardo Ricci Curbastro, che si rammarica anche per l’andamento a singhiozzo delle trattative con le società private: “E incomprensibile perché le esigenze del settore sono ragionevoli e semplici da
implementare dal punto di vista tecnico”. Intanto, l’Icann ha chiesto un parere legale su tutta la vicenda e prepara la prossima riunione a Singapore dal 23 al 27 marzo.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su