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Italia Oggi

L’unicità e vino italiano
sta nei vitigni autoctoni ... Il valore di unicità del vino italiano, dato dai vitigni autoctoni,
è stato l’elemento che ha contraddistinto l’8° Simposio
dell’International Masters of wine che si è svolto nei
giorni scorsi a Firenze. Un simposio che per Piero Antinori,
produttore e presidente dell’Istituto Grandi Marchi, “è stato
un evento memorabile che avrà ricadute positive a lungo
termine per tutto il vino italiano”. Antinori ha partecipato
al simposio per spiegare come quello che soltanto adesso, nel
mondo del vino, “iniziamo a capire l’importanza di unirsi”.
E anche per Alberto Tasca d’Almerita “abbiamo prodotti
unici, difficili da trovare altrove, dobbiamo però fare sistema”.
Un aspetto caro a Gaia Gaja, “le nostre differenze sono la
risposta all’omologazione. Tecnologia, innovazione e ricerca
hanno aiutato a fare qualità, ma anche a omologare in tutto il
mondo. L’Italia, grazie proprio allo sviluppo ha la possibilità
di esprimere al meglio le proprie possibilità”. Un problema
del mondo del vino italiano è che non sa raccontarsi. Parola
di Oscar Farinetti, intercettato tra il pubblico in attesa di
partecipare all’incontro dove era previsto un suo intervento.
“Non è dell’Italia lo story telling. L’obiettivo del vino italiano
nei prossimi cinque anni è raddoppiare il prezzo medio senza
aumentare la quantità. Ma deve riuscire a dare valore alla
propria identità fatta di 1.200 vitigni dei quali solo 400 sono
impiegati”. Poi sobbalza mentre la cuffia della traduzione
pronuncia la parola “ogm” legata ai portainnesti. “La parola
Ogm, mi fa venire i brividi”, commenta con Piero Antinori
seduto accanto. Che lo tranquillizza: “Si parla solo di ricerca,
di sperimentazione. Un’altra cosa è l’applicazione”. Poi una
battuta su Eataly. “Ho già lasciato di fatto la guida ai figli,
io sono il chairman. Quello che rompe, insomma”, commenta
sorridendo sotto i baffi.

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