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Italia Oggi

Vini patacca, serve un’agenzia europea di controllo ... Difendersi a livello di mercato globale
con regole certe e condivise e con una
agenzia europea di controllo. Lo chiedono
le associazioni dei produttori dopo che
il sequestro dei kit per il produrre vino
avvenuto la scorsa settimana, una frode
che riguarda 24 vini Doc e Igp italiani
per un valore di oltre 28 milioni di euro.
Ad alzare prima la voce era stata Coldiretti.
“Si tratta un inganno globale che
mette a rischio la credibilità del made in
Italy in tutti i continenti dove la diffusione
dei “wine kit” con etichette italiane
è purtroppo capillare e spesso tollerata”.
Per il segretario generale di Qualivita,
Mauro Rosati, “occorre una impostazione
regolamentata dal commercio elettronico
”. Basta farsi un giretto su internet e
trovare, sui siti di vendite online, kit per
produrre vino Chardonnay, Merlot ma
anche Valpolicella o Chianti. E si trovano
anche kit per ottenere mozzarella e ricotta.
“La distorsione nasce anche dai motori di
ricerca”, continua Rosati. “Se indirizzano
su siti web niente hanno a che vedere con
chi produce, si crea confusione. Ecco che
le ricerche devono essere più veritiere e
questo lo si fa con una strategia di accordi
con chi fa commercio elettronico”. “E per
controllare ci vuole una agenzia europea
una autorità che controlli in maniera
scientifica. L’Ue deve fare una riflessione
seria sul problema, pensare una politica
sul digitale che i singoli stati non possono
fare. Le regole e controlli non li possono
fare i consorzi, men che meno i singoli
produttori visto che sul mercato online
dell’agroalimentare si sono indirizzate
anche le grandi piattaforme mondiali di
commercio elettronico”. Dell’importanza
fondamentale di regole parla anche Gabriele
Castelli, responsabile settore vitivinicolo
di Fedagri-Confcooperative.
“E vero che siamo nel libero mercato, ma
deve essere con le regole, altrimenti facciamo
i pirati”. Per Castelli è importante
il sequestro effettuato dei wine kit, ma “ci
vuole un ragionamento politico per stabilire
come contrastare e prevenire questo
fenomeno”. La prevenzione si fa “con gli
accordi commerciali. Abbiamo bisogno di
far valere la tutela dei prodotti a denominazione
e delle indicazioni geografiche
e dei marchi aziendali anche oltre i 28
paesi della Ue. C’è da fare lo sforzo per
estendere il campo di applicazione della
normativa europea. Si deve andare
avanti con gli accordi commerciali come
l’Italia sta facendo con Usa e Cina. Ci
sono gli accordi, ci sono le regole, ci sono
le sanzioni per chi non le rispetta”. Importante
in questo quadro, il problema dei
nomi. wine e. vin. “Per Icann sono nomi
generici, niente gli impedisce di registrarli.
Ma se questi nomi vengono associati a
chi non ha non ha niente a che vedere con
il vino, c’è usurpazione. Ed ecco che anche
in questo caso sono fondamentali gli accordi
commerciali per tutelare Do e 1g”.
Di libero mercato, ma con le regole parla
anche Rolando Manfredini responsabile
qualità di Coldiretti. “Non si può
fare quello che ci pare su internet. Deve
essere messa a punto la difesa dei nomi
territoriali e delle indicazioni geografiche.
Non possono essere usate da tutti, si crea
confusione. Devono essere costruite regole
che non ci sono per evitare frodi. Oggi la
difesa è lasciata ai singoli ma non si può
andare avanti così”.

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