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Italia Oggi

Il vino per raccontare i luoghi ... Tassinari: etichette storiche simbolo della tutela del territorio ... e Tenute del Cerro in pieno rilancio grazie all’Expo (presenti nel adiglione del
vino), al restyling delle etichette, a iniziative di marketing che puntano a lanciare uno dei primi circuiti strutturati turigastronomici: dormire (mangiare e ovviamente bere) tra i vigneti. Slogan scelto per la campagna promozionale:
“C’è un solo modo per fermare il tempo, assaporarlo”.
Le Tenute del Cerro sono cinque (tre in Toscana e due in Umbria) e hanno una storia singolare. Nella principale (Montecorona) vi abitava il tenore Beniamino Gigli e nel cortile vi è una scultura, ad altezza naturale, che lo rappresenta. Alla sua morte la tenute venne acquistate dalla Sai (assicurazione) della famiglia Agnelli, poi passò (insieme alla Sai) a Salvatore Ligresti e ora appartiene all’Unipol.
A presiedere questo ramo agrituristico dell’Unipol è Vincenzo Tassinari, ex-presidente di Coop Italia, che ha rivitalizzato le attività trascurate a causa delle alterne vicende Sai, tanto che i conti erano in rosso. Adesso sono tornati in attivo, con 2 milioni di bottiglie (Montepulciano, Chianti, Montefalco, Sagrantino, Brunello di Montalcino, Vermentino), 150 posti-letto, la produzione di olio, 65 dipendenti più gli stagionali. Il fatturato è arrivato a 11 milioni, la metà dall’export.
Dice Tassinari: “Il migliore biglietto da visita in cantina è rappresentato dalle bottiglie e dalla loro capacità di evocare luoghi, persone e fatti. In altre parole il vino che ha una storia è molto avvantaggiato rispetto agli altri anche perché si abbina a un’immagine di tutela del territorio sempre più richiesta dai consumatori”.
In effetti secondo il rapporto Conaf (Centro studi del consiglio dell’ordine dei dottori agronomi e forestali) presentato all’Expo “i consumatori considereranno il fattore ecologico come uno dei parametri principali per scegliere un vino, attribuendo al concetto di rispetto per l’ambiente un’importanza simile al prezzo, alla varietà e all’origine”.
Secondo questo rapporto vale oltre 3 miliardi di euro l’export di vino italiano, con una quota di mercato del 18% (secondo dietro alla Francia) e una produzione annua (le aziende vitivinicole italiane imbottigliano 34 Docg, 320 Doc e 123 Igt) di oltre 520 milioni di ettolitri.
Un’altra delle tenute del Cerro è a Montalcino e appartenne ai conti Baiocchi, mentre quella di Monterufoli fu a lungo di proprietà della blasonata famiglia Della Gherardesca. Come succede in Francia, ora è una società assicuratrice a gestire questi possedimenti. Tassinari ha appena firmato un accordo col gruppo alberghiero cinese Btg:
nei loro hotel i vini del Cerro figureranno ai primi posti nella carta dei vini.
“Stiamo facendo la nostra parte”, spiega Tassinari, “per aprire al vino italiano la strada verso la Cina, non è ammissibile che l’Italia sia al nono posto nella classifica della vendita del vino ai cinesi”.
Le bottiglie di casa Unipol hanno incominciato a vincere premi: dai 93 punti assegnati al Brunello da The Wine Advocate allo stesso punteggio da parte di James Suckling per il Montefalco Sagrantino ai 3 bicchieri del Gambero Rosso per il Vino Nobile di Montepulciano. Non a caso la supervisione della qualità è state affidata a Riccardo Cotarella, tra i principali enologi italiani (è anche l’enologo di Massimo D’Alema) e presidente di Assoenologi. Quanto agli agriturismi, essi hanno una clientela in maggior parte straniera e il marketing avviene attraverso il web. Una scelta quasi pionieristica poiché secondo il Ttg Digital Warm Up, che si è svolto a Rimini, gli operatori turistici italiani sono deboli proprio sul web-marketing e i relatori hanno individua- te cinque elementi deficitari:
lentezza, rigidità, assenza sui social, mancate attenzione allo sviluppo della web reputation e inefficienza della comunicazione sul mobile.
In controtendenza il marketing sofisticato in rete insieme al comfort (tutti di categoria superiore) caratterizzano questi agriturismi. “I segnali di ripresa dell’economia”, conclude Tassinari, “si ritrovano anche nel turismo che dopo la stasi degli ultimi anni registra una decisa inversione di tendenza, sia gli italiani che gli stranieri quest’anno si muovono di più e privilegiano le zone incontaminate, quelle non distrutte dall’incuria, dall’abusivismo o da un’industria turistica di rapina. Il dopo-crisi sta premiando la qualità pure nel campo della vacanza”.

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