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Italia Oggi

La vite si difende con il gas ... L’ozono al posto dei fitofarmaci. Contro i parassiti... Studio del Consorzio Valdobbiadene per ridurre la chimica nella produzione del vino... Ozono al posto dei fitofarmaci per difendere le viti dagli attacchi dei parassiti. La novità arriva grazie agli studi avviati dal Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene prosecco superiore in tema di sostenibilità ambientale per ridurre la chimica nella produzione del vino. Si tratta di “Residuo 0”, progetto finanziate nell’ambito del Programma di sviluppo rurale della regione Veneto. La sperimentazione ha visto l’utilizzo dell’ozono e dell’acqua ozonizzata ed elettrolizzata in viticoltura come tecnica alternativa o di supporto all’utilizzo delle sostanze chimiche tradizionali nella difesa da patogeni e nella sanificazione delle cantine. I trattamenti ecocompatibili sono stati sperimentati grazie alla creazione di due diversi prototipi, un macchinario per la produzione di acqua elettrolizzata e uno strumento, di ridotte dimensioni e quindi trasportabile nei vigneti, in grado di produrre acqua ozonizzata, utile per un lavaggio delle uve con la rimozione dell’inquinante chimico. Il progetto è stato provato sul campo nell’azienda Bisol e ha visto la collaborazione di partner come il Cnr-Ipsp e il Consorzio dei vini di Soave mentre la sperimentazione è stata condotta da Cristian Carboni e Violetta Ferri consulenti esterni di De Nora next e da Francesco Lonardi di Perfect wine. L’attenzione si è concentrata su tre malattie, peronospora oidio e muffa grigia e la sperimentazione si è svolta sia in vigna, sia in cantina. Quello che emerge dalla relazione finale è che,
come spiega Filippo Taglietti, tecnico del Consorzio, “l’applicazione di uno schema di lotta integrato che include l’uso di acqua ozonizzata o elettrolizzata, determinerebbe una riduzione delle popolazioni fungine e batteriche comparabile a quella determinata dall’uso dei soli trattamenti chimici. In considerazione del fatte che le acque ozonizzata ed elettrolizzata non rilasciano residui sulle piante e nell’ambiente, il loro utilizzo è un’alternativa da prendere in considerazione allo scopo di ridurre l’impatto sull’ambiente nelle aree ‘viticole causato dal massiccio impiego di prodotti chimici”. Inoltre “il lavaggio delle uve, prima delle operazioni di ammostamento, permette di ridurre le sostanze inquinanti presenti sul frutto e ottenere, quindi, un prodotto più salubre. Essendo un processo che agisce in superficie, risulta particolarmente idoneo per la rimozione di residui che si trovano nella parte esterna dell’acino”. Da un punto di vista della produzione del vino, “le fermentazioni di uve lavate sono risultate molto più veloci rispetto a quelle di uve non lavate” e “i prodotti ottenuti da uve lavate sono risultati più “puliti” a livello sensoriale”. In sostanza “l’ozono ha un effetto paragonabile a quello dei trattamenti chimici tradizionali”. Il progetto coinvolge differenti tipologie di aziende “con lo scopo proprio di attuare la sperimentazione in differenti condizioni produttive, tecniche e ambientali e facilitare, così, l’applicabilità e la diffusione dell’innovazione nella realtà produttiva a livello sia regionale, sia nazionale”.

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