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Italia Oggi

Cinquemila anni di sorsate ... All’Expo i pezzi del Museo di Thrgiano (nella top ten mondiale dei wine museum)... Coppe, boccali e anfore raccontano la storia del vino... Cinquemila anni di
storia racchiusi in 27 opere che raccontano l’arte e la cultura del vino. Coppe, boccali, anfore, recipienti, ampolle risalenti all’età medievale, passando per quella barocca e fino a quella contemporanea, che richiamo ed esaltano uno dei prodotti simbolo della civiltà mediterranea e la cultura nei secoli delle aziende vitivinicole. È un patrimonio di grandissimo valore artistico e culturale quello messo a disposizione del Padiglione italiano del vino “A taste of Italy” dalla Fondazione Lungarotti che ha selezionato alcuni pezzi della vasta collezione contenuta nel suo Museo del Vino (Muvit) di Torgiano (Perugia). Recensito dal New York Times come “il migliore in Italia” per la qualità delle sue collezioni, il Muvit è stato recentemente segnalato anche nella top ten dei best wine museum del mondo dall’edizione on line di “The Drinks Business”, il magazine londinese specializzato nel commercio internazionale di bibite. Una collezione di oltre 3000 reperti che raccontano in modo inedito la storia della viticoltura del Mediterraneo e di cui i visitatori di Expo potranno avere un assaggio fino al 31 Ottobre attraverso un percorso artistico - visivo suddiviso in sei sezioni tematiche: storia, mitologia, salute, amore, alimentazione e convivialità. Tra le opere presenti la “Kylix” in ceramica (fine VI secolo a.C.) utilizzata nelle occasioni conviviali in epoca greca, etrusca e romana; il “Busto di Bacco” (Girolamo della Robbia, XVI secolo) che richiama al consumo moderato; il “Bevi se puoi” (Flaminio Fontana, 1575), la coppa nuziale ad inganno per i promessi sposi; la “Bocca di canale”, l’ingegnoso “condotto” di epoca tardo romana da cui il succo dell’uva pigiata dopo la vendemmia fluiva verso un recipiente sottostante; l’Askos” con impugnatura zoomorfa di area partenopea (I sec. d.C.), destinato a tavole di prestigio; “Venere e Bacco”, un istoriato del XVI secolo che evoca il millenario legame tra vino e amore; un antico “Ferro da cialde” inciso con un motto che invita a bere il vino con le cialde e due “Arlecchini” di Montelupo Fiorentino, richiamo alla Commedia dell’Arte. “La nostra azienda, che nasce come un’antica azienda agraria, ha il piacere di fregiarsi di queste opere all’interno del Muvit e dovendo mostrare al mondo ciò che di buono ed eccellente ha l’Italia abbiamo pensato di mettere a disposizione qualcosa di unico, un patrimonio che abbiamo raccolto in oltre 40 anni e che racconta la storia della nostra civiltà” ha detto a ItaliaOggi Maria Grazia Marchetti Lungarotti, direttore della Fondazione e ideatrice del Museo, insieme al marito, nel 1974. “Sono stati scelti pezzi archeologici rappresentativi senza privare il museo delle sue peculiarità per i visitatori. Abbiamo anche pezzi del III millennio ma li abbiamo mandati. La nostra ricerca si è sempre improntata al perfezionismo e con queste opere abbiamo voluto consentire ai visitatori di conoscere cosa c’è stato e cosa c’è dietro ad una bottiglia divino: un prodotto unico che nei secoli si è intrecciato con l’arte, la storia e la cultura”.

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