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Italia Oggi

Vietnam e freddo Nord, nuove rotte del vino ... Non solo Usa. L’export di vino italiano guarda anche ad altri Paesi che potrebbero fare gola soprattutto alle piccole cantine,
come emerso al wine2wine di Verona. E il caso del Vietnam, che con i suoi 93 milioni di abitanti e 7,8 milioni di turisti ha registrato nel 2014 un +68% nel valore di vino importato, con un balzo del 34% per i prodotti italiani che però al momento controllano solo il 3% del mercato. “Il Vietnam ha spiegato Bruna Santarelli dell’ufficio Ice di Ho Chi Min, “è un mercato che le medie e piccole cantine possono prendere in considerazione per sviluppare il proprio business all’estero”. Stesso dicasi per Paesi dell’Est Europa come Lettonia, Lituania, Estonia e Bielorussia. Lì il consumo pro capite è ancora basso (dai 4,4 litri della Bielorussia ai 12,2 dell’Estonia), ma l’interesse è in crescita dato il sorgere di fiere, riviste specializzate, importatori e distributori. La vendita al consumatore avviene su canale off-trade e la
semplicità burocratica può favorire le piccole realtà. Nel 2014 l’import di vino italiano si è attestato tra i 774.680 litri in Bielorussia (1,2 milioni di euro) e
i quasi 10 milioni di litri in Lettonia (40
milioni di euro).
Nuove opportunità si affacciano inoltre per chi intende misurarsi sui mercati monopolistici. In Svezia dove l’Italia è il primo importatore di rossi, occorre passare dal monopolio pubblico Systembolaget (200 milioni di litri importati nel 2014) che punta ad aumentare la diffusione di vini sostenibili, sia perché biologici sia perché a basso impatto ambientale e con una particolare etica nella filiera produttiva (dal 2016 sarà chiesto un peso massimo di 420 grammi a bottiglia). Anche in Canada, settimo importatore mondiale di vino e dove in quattro anni il consumo è aumentato del 14% (Italia
primo esportatore), cresce la
richiesta divini biologici e sostenibili e prodotti premium.

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