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Italia Oggi

Al Vinitaly Renzi rottama il ’900 ... La 50° edizione del Vinitaly ha già più di un piede nella storia. Non

solo perché segnala la longevità di una rassegna, ormai internazionale, eppure ancorata a un areale produttivo fortemente vocato alla vitivinicoltura. Non solo perché l’anniversario va di pari passo con la raggiunta età adulta del comparto, capace di passare (in 30 anni esatti) dalle ceneri dello scandalo metanolo del 1986 ai 5,5 mld di euro di export del 2016. No, c’è qualcosa di più significativo, che proietta il Vinitaly, e con esso il Paese intero, definitivamente nel mondo globalizzato e lascia alle spalle le dinamiche del `900. Se fino a pochissimi anni fa, le relazioni tra governo e imprese avvenivano su scala nazionale e, comunque, sotto l’etichetta (famosa o famigerata) della “concertazione”, oggi il governo, e il presidente del consiglio in primis, trattano direttamente con le multinazionali. Di più: lo fanno apertis verbis, coinvolgendo direttamente la platea degli imprenditori interessati, più che le loro sigle di rappresentanza, in talk show conditi da una narrazione, che ha come obiettivi la creazione di opportunità di business e, al contempo, la creazione di consenso. Niente più parti sociali sedute attorno a un tavolo a negoziare (e co-decidere) le politiche di sviluppo del Paese, insomma. Siamo di fronte a una rottura di paradigma, che proietta le istituzioni nazionali, e l’esecutivo in primis, su un terreno di negoziato ultra-territoriale. Perchè tale è il terroir su cui germogliano i mercati globalizzati. E tale

è il campo da gioco - specie quello della web-economy - su cui competono i big player del commercio mondiale. Sempre meno assoggettati alle sovranità territoriali statuali. Per questo l’incontro andato in scena al Vinitaly, tra Matteo Renzi e Jack Ma, patron di Alibaba, colosso cinese delle vendite online (407 min di acquirenti attivi l’anno), segna uno spartiacque.

NELL’EMICLICLO DEL PALAEXPO DI VERONAFIERE, Renzi ha

parlato direttamente agli imprenditori, non più per il tramite delle loro organizzazioni di rappresentanza (che pure erano in prima fila); ha negoziato direttamente col capo di una multinazionale cinese il futuro del settore. Lo ha fatto affinchè quest’ultimo mettesse a disposizione dei vignaioli italiani la potenza di vendita della sua piattaforma online. Lo ha fatto per penetrare un mercato, quello cinese, finora freddo verso il made in Italy vinicolo (+15% di import, contro la crescita tra il 60 e il 120% dei pi incipali concorrenti: Francia, Cile e Australia). E, soprattutto, lo ha fatto perchè costretto dalle debolezze sistemiche del Paese. È lo stesso presidente del

consiglio a spiegarlo: “L’Italia, a differenza dei francesi, ha catene distributive che non sono andate all’estero”, così “siamo obbligati

al digitale per fare

esportare le pmi velocemente su mercati come quello cinese”. I grandi imprenditori, invece, “devono far massa critica, accorparsi, perchè ci sono Paesi come gli Usa, che restano il principale mercato di sbocco, dove ancora enormi sono le possibilità d’espansione, penso al Midwest”, ha chiosato Renzi. La via del web, insomma, è obbligata, per vincere una sfida, che è sempre la stessa: “Raggiungere, nel 2020, i 7,5 mld di giuro di export vitivinicolo e i 50 mid di export agroalimentare”. Attenzione, dunque, non è solo narrazione quella di Palazzo Chigi. Anche se “lo storytelling non è una barzelletta ma è fondamentale”, sbotta Renzi, “perchè dobbiamo raccontarci come sistema paese. E per farlo non è più possibile affidare le politiche di promozione alle regioni. Serve una voce unica. Per questo”, spiega il presidente del consiglio, “le riforme istituzionali in parlamento riportano la promozione internazionale in capo allo stato centrale”.

A QUEL PUNTO, JACK MA GIOCA DI SPONDA CON RENZI: “I giovani cinesi adorano acquistare online, a condizione che la qualità sia ottima. Noi garantiamo vendite e tutela della proprietà intellettuale. Abbiamo siglato col Mipaaf un progetto anti pirateria”.

Poi avverte: “Non abbiamo pietà con i contraffattori. Usiamo il nostro sistema software per farli arrestare. Lo scorso anno ne abbiamo arrestati 700”, ghigna l’imprenditore. E ancora: “ Internet è il mezzo migliore per vendere i prodotti. Così sette anni fa abbiamo creato “1’11/11”, un giorno speciale dedicato. Abbiamo venduto 100 Mercedes e 100 Maserati in 18 secondi, 96 mila aragoste in cinque ore”. Quindi l’annuncio: “I19/9, dalle ore 9 del mattino, per Alibaba sarà il giorno del vino italiano. Il nove, per i cinesi, significa vino. Così, iniziamo dall’Italia, se andrà bene proporremo la stessa iniziativa ai francesi”, sorride, poi chiosa: “Sappiate che le Autorità cinesi, la settimana scorsa, hanno deciso che il vino sarà uno dei prodotti di maggiore importazione”. Anche Jack Ma, come Renzi, parla al cuore delle imprese. Prima con una testimonianza: “Ho comprato in questi giorni 25 mhn di bottiglie di vino, ma solo il 6% di quelle rivendute sono italiane, vogliamo portare questa percentuale al 60%”. Poi con Luna strigliata: “La maggior parte di voi pensa solo al domani e non al dopo. Dovete avere visione, altrimenti sparirete. Usate il web per vendere senno lo farà qualcun altro al vostro posto”.

A DAR RAGIONE AL BUSINESS MAN CINESE è arrivata ieri, a

stretto giro di posta, la notizia che la multinazionale Mondelez International ha annunciato una partnership strategica per l’e-commerce con Alibaba. I consumatori cinesi avranno la possibilità di acquistare una gamma più completa di prodotti Mondelez, più prodotti esclusivi studiati per la Cina, tramite un flagship sture dedicato sulla piattaforma.

DUNQUE, NON Ê SOLO NARRAZIONE QUELLA DI RENZI E JACK

MA; è un piano sistemico, “perchè l’Italia è il paese con il maggior dividendo possibile della globalizzazione”, dice il presidente del consiglio. Ed è anche sostanza; basta osservare il progetto di alfabetizzazione digitale che ha messo in campo il Mipaaf al Vinitaly. Nel suo padiglione niente più sfilate di politici. Al loro posto workshop e focus operativi per fornire alle aziende del vino le giuste dritte per affrontare il mercato online. A tenere i seminari, chiamate dal ministro Maurizio Martina, sono sempre multinazionali: Amazon (con 294 mln di clienti raggiunti nel mondo), eBay (con una bottiglia di vino venduta ogni 8,5 minuti), Facebook (con 1,5 mld di utenti attivi al mese), Twitter (con 320 mln di utenti attivi al mese) e Google (con le ricerche sul made in Italy cresciute del 33% in 10 anni). Il solco è tracciato. Anche un fazzoletto di terra potrà esportare in un mondo ridotto a

un fazzoletto.

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