02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Italia Oggi

Fiere verso l’asse Milano -Verona ... E il Pd emiliano punta a blindare le rassegne regionali ... A dare il là al processo
di razionalizzazione
delle fiere italiane del cibo è stato l’ex viceministro allo Sviluppo economico
attuale ambasciatore italiano presso l’Unione europea, Carlo Calenda, quando il 18 novembre scorso, nel corso dell’annuale conferenza dell’Alleanza delle cooperative agroalimentari italiane, tuonò: “La promozione internazionale non si fa con le piccole fiere, quella roba è il simbolo di ciò che non ha funzionato”. E ancora: “Abbiamo tre fiere dell’agroalimentare che possono competere per la nostra internazionalizzazione, Tuttofood, Cibus, Vinitaly. Queste tre fiere o lavorano insieme all’estero o non avranno un euro dal governo italiano”. Calenda rivelò in quell’istante
progetto di razionalizzazione che l’esecutivo intendeva stimolare per rendere più efficiente il sistema fieristico. Il giorno successivo, il 19 novembre, venne annunciata un’inedita intesa tra Fiera Milano e Veronafiere: “una collaborazione per lo
svolgimento sinergico e contemporaneo dell’edizione successiva di due manifestazioni:
la Transpotec Logitec, biennale dell’autotrasporto e della logistica, di proprietà di Fiera Milano, e la SaMoTer, triennale di proprietà Veronafiere, per
macchine da costruzioni. Le due rassegne si terranno dal 22 al 25 febbraio 2017 nel quartiere espositivo veronese. Il precedente è rilevante, perché indica che la trattativa tra i due enti fieristici è in corso e che intese del genere potrebbero presto riguardare l’agroalimentare. Del resto, negli ultimi mesi, prima su ItaliaOggi , poi sul Corriere della Sera, il risiko delle fiere del cibo ha trovato ampi spazi di cronaca. Da un lato le posizioni dell’ad di Fiera Milano, Corrado Peraboni, che teorizza una grande rassegna unica del food nel quartiere fieristico meneghino, che salvi i singoli quartieri fieristici, ma conferisca a ciascuna fiera specializzata la gestione dei rispettivi settori, in un grande appuntamento biennale. Di contro, la visione più legata all’identità delle filiere, espressa nell’intervista a lato dal presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia. Se la visione di Peraboni dovesse concretizzarsi, brand come Vinitaly e Cibus traghetterebbero, un anno sì e uno no, a Milano, marchiando rassegne verticali inserite in una più ampia fiera del food, che potrebbe giovarsi degli ampi spazi del polo di Rho. Potendo così competere con colossi come l’Anuga di Colonia o il Sial di Parigi. Milano, è ovvio, ne trarrebbe giovamento, ma di cosa beneficerebbero Parma e Verona? I costi di gestione dei quartieri non calerebbero, i ricavi si. E il timore è che, alla lunga, Milano assorba l’intero movimento. Ma non basta. C’è un risvolto politico. Fiera Milano, nei mesi scorsi, ha più volte dialogato con Macfrut per far traghettare da Rimini a Rho la rassegna ortofrutticola organizzata da Cesena Fiera. Ma il sindaco di Cesena (Pd), Paolo Lucchi, che controlla la fiera, ha risposto picche: fin quando sarà in carica non se ne farà nulla, A quel punto, l’a.d. milanese Peraboni ha volto lo sguardo verso la nuova rassegna Fruit&Veg System di Verona, oggi al debutto, di cui potrebbe essere ospite. Intanto, il governatore emiliano Stefano Bonaccini (Pd) ha allo studio un piano per unire le società fieristiche che operano nella regione. Ne consegne che, se da un lato il governo lavora a una razionalizzazione nazionale delle grandi fiere - che nel 2016 possono contare su 30 mln di euro di fondi Mise rispetto ai 45 mm del 2015 - dall’altro il Pd emiliano punta a blindare le fiere della regione. A quel punto, la sinergia tra Milano e Verona segnerà la nascita di un asse lombardo-veneto, a cui si contrapporrà una santa alleanza en,iliano-romagnola.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su