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Italia Oggi

Wine Spectator compie 40 anni ... E la bussola per gli acquisti di professionisti e wine lover ... Con un numero speciale di 300 pagine Wine Spectator, la Bibbia globale del vino, ha celebrato nello scorso weekend i suoi primi 40 anni di attività. Marvin Shanken ne è editor and publisher, ma non fa l’attività giornalistica che è affidata al direttore della redazione, Thomas Matthews, una coppia di grande successo non solo per il mensile di grande formato che producono ma anche per un sito internet molto vivo e utile e per la capacità organizzativa di grandi eventi. L’anniversario è stato celebrato durante l’annuale New York wine Experience, una kermesse che per due pomeriggi e sere vede affluire a Time Square, nei saloni sterminati del Marriott Marquis, oltre 10 mila professionisti e lover del vino, per degustare le bottiglie delle 250 aziende migliori del mondo: da Chateau Lafite, il cui vino viene versato personalmente dal Barone Eric de Rothschild e finisce prima di tutti gli altri, a una consistente rappresentanza di vini italiani, secondi con i francesi mentre prevalgono i vini dell’America del nord e del sud con presenza anche di tutti i paesi del nuovo mondo del vino. Quest’anno è stato stabilito il record assoluto di presenze a 350 dollari per ogni pomeriggio. Le cantine sono scelte in base alla costanza nel produrre vini che ottengono dai giornalisticritici della rivista rotating nettamente sopra i 90 punti su 100 e che in genere vanno a comporre la Top 100, cioè la classifica assoluta che viene compilata alla fine di ogni anno per i vini più importanti che hanno anche il miglior rapporto prezzo/qualità. La prima Top 100 fu compilata nel 1988 e i primi due vini a farne parte furono il Sor’ Tindin di Angelo Gaia e I Sodi di S. Niccolò di Castellare di Castellina, rispettivamente terzo e quarto nella classifica. Ai due primi vini italiani, che hanno continuato a essere presenti in altri anni, si sono affiancati via via un numero crescente di vini italiani fino appunto a pareggiare o superare i francesi, anche in base alle annate diverse. Il primo a scoprire i vini italiani è stato Harvey Steiman, che allora era direttore ed ora è editor at large. Poi è stata la volta di James Sukling, che si era trasferito in Toscana come responsabile dell’Europa, e ora Bruce Sanderson, che segue le regioni italiane più consolidate e Alison Napjus, grande appassionata e grande competente dei vini della Sicilia. Oggi Wine Spectator condivide con Wine. Advocate, la newsletter di Robert Parker ora meno decisiva, la capacità di orientare gli acquisti sia dei professionisti (grossisti, enoteche, ristoranti) che dei consumatori, quelli che in Usa riferiscono chiamare i wine lover. Alla cena di gala, sabato 22, era presente tutto il mondo più importante del vino e ristoratori di altissimo livello, che al pari dei vini vengono premiati annualmente in base ai rating. “Non a caso Wine Spectator esiste da 40 anni e ogni anno cresce”, ha commentato Piero Selvaggio, il ristoratore italiano proprietario fra l’altro di Valentino a Los Angeles, che condivide con Sirio Maccioni di Le Cirque di New York il primato di autorevolezza in Usa. “La capacità di Shanken e del suo staff è tale che questa volta ha realizzato una performance eccezionale: far valutare contemporaneamente quattro grandi chef a cui è stato chiesto di preparare mille piatti ciascuno e di abbinarli a due vini ciascuno”. Come dire che nell’immenso salone del Marriott sono stati serviti in un’ora 4 mila piatti e otto vini, più quelli della degustazione senza abbinamento. Un’impresa da primato. Selvaggio che è di Modica, in Sicilia, terra di carrube e cioccolato, ha presentato petto di coniglio con datteri siciliani e capperi di Pantelleria con carruba e cioccolato di Modica, abbinandolo ai vini L’Arco 2011 di Luca Federico Veronese e il Cerasuolo di Vittoria Gian Battista Valli di Feudi del Pisciotto. Selvaggio non lo vuole dire ma, con lo chef Luciano Pellegrini, ha ottenuto il massimo dei consensi dai mille in sala, anche per l’abbinamento con Cerasuolo di Vittoria, che è l’unica Docg siciliana. “É bello vedere che un media globale come Wine Spectator, aggiunge Selvaggio, “vuole valorizzare la Sicilia, i suoi vini e i suoi cibi”. Una doppia pagina sul New York Times ha sentenziato che i 40 anni per il sistema Wine Spectator sono solo l’inizio. E infatti i produttori italiani di vino, a cominciare da Piero Antinori che ha l’azienda con più profitti in Italia, non perdono una battuta del sistema creato da Shanken, che per i suoi spostamenti fra New York e la California usa quasi sempre un Citation X della Cessna. E anche ora che il mondo non marcia bene, ShankenComunication macina.

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