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Italia Oggi

Chi vende vino non ha dati certi … Inchiesta di ItaliaOggi sulle rilevazioni. In Russia, Usa e Cina le divergenze più eclatanti... L’Istat: export da 2,4 mld. Ma in dogana pesa il 21% in più... Le esportazioni di vino italiano nel 2016 verso i primi sette mercati extra e valgono, secondo gli ultimi dati Istat sul commercio estero diffusi due giorni fa, 2.4 miliardi di euro. Per le Dogane dei rispettivi paesi invece, le importazioni di vino italiano nello stesso anno e nelle stesse aree valgono molto di più. In euro esattamente 2.9 mld; 500 mln di euro in più, cioè il 21,2% in più rispetto alle rilevazioni italiane. Come è possibile? Qual è la reale dimensione delle esportazioni italiane di vino, un comparto strategico in mercati di sbocco altrettanto strategici come Usa, Cina, Canada, Russia, Giappone, Svizzera e Norvegia? Il tema era stato già sollevato qualche mese fa dall’Osservatorio Paesi terzi che Business Strategies realizza in collaborazione con Nomisma Wine Monitor. Il problema non è da poco. ItaliaOggi ha provato a capire le ragioni di queste divergenze; in qualche caso c’è riuscita, in altri no. Partiamo dalle cose più semplici. Istat, che si deve attenere alle tecniche di Eurostat, segue correttamente la metodologia Intrastat, che rileva come il Paese di importazione sia quello di provenienza e non di origine. Le Dogane, invece, verificano l’origine del prodotto. Per cui, se, ad esempio, del vino italiano destinato in Russia farà transito in Olanda, per Eurostat quella merce è destinata a quest’ultimo Paese; di conseguenza, sarà l’Olanda a diventare poi il fornitore di vino di Mosca. E l’Italia sparirà dai radar. Morale: si innesca una sorta di cortocircuito, per cui Eurostat finisce per sovradimensionare (di ben tre volte) il dato dell’export olandese verso la Russia. La differenza tra i due rilevatori è clamorosa, per la precisione del 142% in valore e dell’81,4% in volume. Con Istat che (sotto)stima l’export verso la Federazione russa, calcolandolo in 78,2 mln di euro, a fronte dei 188,7 mln di euro rilevati dalla Dogana russa. Anche per la Cina il discorso non cambia, con ima aggiunta (inspiegabile): se, per Pechino, l’Italia ha registrato il maggior tasso di crescita tra i paesi importatori nel 2016 (+32,7%), per l’Istat l’incremento è di molto inferiore: +13,8%. Cioè, meno dell’incremento della domanda media di vino cinese dello scorso anno, pari al 15%. Un altro mistero viene poi dal primo mercato di riferimento italiano, il più consolidato e “vivisezionato”: gli Usa. Rispetto alle esportazioni misurate dall’Istat, le Dogane degli States segnalano import di vino dall’Italia per 290 mln di euro in più, a parità di volumi venduti. Per spiegare un simile divario ItaliaOggi ha provato a chiamare in causa il cosiddetto Cif (Cost insurance & freight), cioè il prezzo del prodotto, comprensivo delle spese di trasporto e assicurazione fino alla frontiera nazionale. In base a questa ipotesi, però, il costo di spedizione equivarrebbe a oltre il 20% del costo della merce. Prendendo comunque questa ipotesi paradossale per buona, ItaliaOggi ha deciso di andare a leggere cosa accade in Francia; anche qui l’istituto statistico nazionale, l’Insee, segue le metodologie di Eurostat. E, infatti, si scopre che per la Francia, anch’essa a 14,4 volumi stabili, l’export di vino francese negli Usa misurato da Insee è di quattro volte inferiore rispetto all’import di vino francese misurato dalle Dogane americane. E che l’export verso la Cina viene calcolato dall’Insee per un valore di 612 mln di euro, mentre le Dogane cinesi stimano importazioni per 903 mln di euro E se, per il Giappone, la forbice è tra i 465 mln di export dichiarati dall’istituto statistico transalpino e i 713 mln di euro di import misurati dia Tokyo, è per la Russia che si mette a segno un nuovo record. Il mercato russo viene sottostimato in Europa ed esaltato a Mosca. Ma quanto vale per i vini francesi? Qui lo scarto tra esportazioni misurate a Parigi e importazioni misurate in Russia è del 294%. E cioè 30,6 mln di euro di vino francese esportato, secondo l’Insee, contro 90 mln di euro di vini francesi conteggiati dalle Dogane russe. Ora, va bene che si discetta di vino, ma qui, oltre a girar la testa si iniziano a dare i numeri. E in questo caso, i numeri sono soldi. Veri.

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