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Italia Oggi

Il Bardolino torna all’800 … Tre sottozone storiche. Chiaretto Doc autonoma … La strategia di Franco Cristoforetti, presidente del Consorzio di tutela … Tre importanti novità sono destinate a modificare l’assetto produttivo del Bardolino Doc. Innanzitutto, il Chiaretto di Bardolino, ossia la versione rosé del Bardolino, che finora era una semplice menzione di questo vino, s’accinge a diventare una Doc autonoma. In secondo luogo, i1 Bardolino torna alle origini ottocentesche per cui, oltre al Bardolino base, si potranno produrne anche varianti di maggior pregio, con indicazione delle tre sottozone storiche: Bardolino La Rocca, relativa ai comuni del territorio dell’antico distretto di Bardolino, Bardolino Montebaldo, inerente al tratto pedemontano dell’ex distretto di Montebaldo, e Bardolino Sommacampagna, ossia dell’area delle colline meridionali più a sud. In terzo luogo, per tutti i vini delle Doc la quantità ammessa di uva Corvina Veronese salirà al 95%, dall’attuale 80%. E, mentre per il Chiaretto di Bardolino e per il Bardolino base le rese massime scendono da 13 a 12 tons/ha, per i Bardolino delle tre sottozone non dovranno superare le 10 tons/ha. “Questi cambiamenti”, dichiara a ItaliaOggi Franco Cristoforetti, presidente del Consorzio di tutela del Bardolino, “che non fanno altro che attuare in toto i1 piano strategico approvato dal nostro cda nel 2008, saranno realtà al completamento dell’iter burocratico in corso presso il Mipaaf, che dovrebbe concludersi entro la vendemmia 2018. E ci consentiranno di far crescere le nostre Doc e di valorizzarle del 30-40% nel medio termine. Grazie al fatto che i nostri vini s’adattano perfettamente ad accompagnare la cucina leggera, oggi la più trendy nel mondo, confidiamo infatti che le nostre Doc potranno arrivare a generare 115-125 milioni di euro, contro gli attuali 80-100 milioni di euro”. Ma andiamo con ordine. Il riconoscimento del Chiaretto di Bardolino come Doc autonoma è destinato ad avere due effetti. Da un lato a consolidare la crescita della produzione di questo vino, che oggi con 10 milioni di bottiglie, rappresenta quasi il 40% della produzione della Doc della sponda destra del Lago di Garda, ma che otto anni fa non superava il 20%. Dall’altro ad agevolarne la tutela dalle imitazioni sui mercati esteri, che già oggi assorbono circa il 75% della produzione. “Nell’arco di 3-4 anni”, afferma Cristoforetti, “contiamo di raggiungere una produzione di 15 milioni di bottiglie di Chiaretto di Bardolino. E di estenderne l’esportazione in nuovi mercati: in primis nei Paesi scandinavi, negli Usa e in Canada”. La reintroduzione delle sottozone del Bardolino avrà invece effetti prevalentemente sul mercato italiano, seppure questo vino sia apprezzato anche all’estero, che ne assorbe circa il 65%. “Nel giro di 4-5 anni”, precisa Cristoforetti, “la produzione di Bardolino delle tre sottozone dovrebbe arrivare a rappresentare un
15-20% di quella di Bardolino Doc, per raggiungere nel tempo i1 30-35%. È prevedibile che mentre il Bardolino base continuerà ad essere prevalentemente commercializzato nel canale retail, i Bardolino delle tre sottozone saranno indirizzati prioritariamente al canale horeca, anche in considerazione del loro valore di mercato, che dovrebbe attestarsi a circa il doppio di quello del Bardolino base”. Né va dimenticato che il nuovo assetto delle Doc di Bardolino farà sì che si deciderà in vigna, non più in cantina, quali uve destinate alla produzione del croccante Chiaretto e quali a quelle dell’elegante, delicato e gastronomico Bardolino.

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