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Italia Oggi

Il vino d’Italia inchioda negli Usa. E per Coldiretti è colpa di Trump … C’era una volta un’Italia del vino, strombazzata dai media, che dominava in lungo e in largo, in giro per il globo. Non si contano i comunicati, in cui alcune organizzazioni agricole di primo rango evidenziavano il primato italiano (produttivo), il sorpasso del Prosecco sullo Champagne (in quantità, non in valore, ma anche questo non veniva spiegato) e la superiorità del made in Italy enologico nel principale mercato mondiale per domanda: gli Stati Uniti. Ora, a quanto pare, non è più così. E se lo dice anche Coldiretti il problema è serio. Ieri, l’organizzazione agricola ha sostenuto il concetto in un comunicato stampa dal titolo dirompente: “Con effetto Trump cala export in Usa”. La battuta di arresto, sostiene palazzo Rospigliosi, è stata brusca (la crescita delle esportazioni è praticamente a meno di zero) e la colpa, dice Coldiretti, è di quel maledettissimo sovranista del presidente americano, Donald Trump, e della sua nuova strategia: “America First”, a cui seguono una “politica monetaria aggressiva” e un “atteggiamento forse più neoprotezionista nei consumi”. Tutto molto mainestream, tutto molto “obamiano”. Ma, c’è un ma la domanda complessiva di vino negli Stati Uniti è in crescita del 10% circa. E la Francia, che Coldiretti non cita mai, guidata dal globalista Emmanuel Macron, ha visto aumentare del 20% le proprie vendite di vino negli Usa. Quindi, come dice Antonio Lubrano, la domanda sorge spontanea: la responsabilità della frenata sull’export è di Trump o del nostro modello di gestione del marketing? É di Trump o della nostra debolezza in fatto di promozione del vino? Scaricare le colpe del nostro sistema sugli altri è miope, perché impedisce di costruire un modello di rilancio alternativo ed efficiente. Ma è anche comodo, perché evita che qualcuno sia chiamato a rispondere di un eventuale fallimento.

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