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ItaliaOggi

Soffiano venti di guerra enologica tra la Russia e la Georgia … In aumento i respingimenti al confine di bottiglie di vino di Tbilisi... È stata per anni la cantina dell’Unione sovietica e ancora oggi è il principale fornitore di vino della Federazione russa: la Georgia, una delle culle della viti-vinicoltura mondiale, sta però vivendo un momento di tensione con le autorità di Mosca. E il dubbio sorge spontaneo: che Vladimir Putin voglia tappare il fiasco georgiano? Presto per dirlo ma, come ha spiegato in una nota l’agenzia russa per la protezione dei consumatori, nella prima metà dell’anno 16 mila litri di vino georgiano sono stati fermati alle frontiere perché non Spettavano «gli standard definiti dai regolamenti tecnici e dalla legge russa per la protezione dei consumatori», recita una nota di Rospotrebnadzor. L’accusa di immettere sul mercato prodotti non conformi, però, viene spedita al mittente dall’Agenzia nazionale del vino della Georgia, che ricorda come dal primo gennaio scorso tutte le categorie di vini esportati siano soggette a test e degustazioni obbligatori. Si profila un muro contro muro: i russi accusano le autorità georgiane di aver trascurato le norme sulla garanzia della qualità del vino e annunciano che rafforzeranno i controlli sulle importazioni di alcolici dalla Georgia; le autorità georgiane, da parte loro, respingono le accuse rivendicando il rispetto di tutti gli standard e i requisiti richiesti. Nel primo semestre appena 90 dei quasi 5 mila campioni di vino testati non hanno superato i controlli organolettici. Il comunicato di Rospotrebnadzor ha colto di sorpresa Tbilisi e sui media nazionali si sta parlando di questo casus belli sul vino. Anche perché c’è un dato inequivocabile che mette in luce come, tutto sommato, ai russi piaccia il nettare georgiano: nei primi sei mesi dell’anno, infatti, il mercato russo ha richiesto 24 milioni di bottiglie di vino georgiano, per una crescita del 24% rispetto all’anno precedente. Nel 2017, invece, hanno valicato i confini georgiani verso la Russia 48 milioni di bottiglie, il 62% dell’export di vino della Georgia, che comunque serve una cinquantina di paesi nel mondo. Tutto questo fa sì che in Georgia in pochi credano che il vero problema sia la garanzia della qualità e il timore è di una prossima guerra commerciale sul vino, combattuta sul filo di delicati equilibri geopolitici nella zona caucasica. Già in passato, sull’onda delle rivoluzioni colorate, la Russia aveva bloccato le importazioni di vini dalla Georgia e dalla Moldavia e con Tbilisi i rapporti diplomatici si erano interrotti dopo l’intervento russo in Abcasia e Ossezia del Sud nel 2008. Tuttavia, come osservano gli analisti, la Georgia non riesce ad affrancarsi dalla dipendenza dal mercato russo, ma d’altra parte i russi restano affascinati dal vino georgiano.

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