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La Repubblica

Etiké nel portafoglio di Farnese Vini … Il gruppo di Ortona, Abruzzo ha arricchito il network di vigneti con una nuova realtà campana che ha brevettato etichette di ceramica... “Abbiamo appena fatto una nuova acquisizione, una piccola azienda campana, Etiké”: Valentino Sciotti, presidente e amministratore delegato di Farnese Vini, ha sempre fatto leva su una strategia: mettere assieme viticoltori con piccoli appezzamenti in diverse regioni creando un network forte dal punto di vista sia del know how enologico che gestionale e distributivo: “Puntiamo a crescere non per acquisizioni, ma per crescita organica sviluppando al massimo le potenzialità di ogni cantina”, racconta Sciotti. E spiega: “Lo stesso faremo con Etikè, da cinque anni ha inventato etichette di vino in ceramica, un brevetto che è piaciuto molto al mercato, ma l’azienda non era attrezzata per fare il dovuto salto dimensionale, con il nostro apporto finanziario e organizzativo anche Etiké potrà commercializzare su grande scala”. Dall’Abruzzo, terra di origine con la Cantina Caldora e Fantini, si è estesa pian piano in Puglia con Vigneti Salento, in Sicilia, con Cellaro e Vigneti Zabù, in Basilicata, con Vigneti del Vulture, e in Campania, con la cantina Vesevo. Infine è sbarcata in Toscana, grazie alla partnership con la famiglia Rossetti, dove si è arricchita di altre nove etichette. Una crescita realizzata non comprando ma affittando le vigne dai contadini, che continuano, sì, a coltivare le loro terre ma secondo protocolli di eccellenza e con il supporto di 20 enologi di formazione internazionale. Uno staff capace di apportare a ogni piccolo fazzoletto di terra competenze che i piccoli produttori da soli non si sarebbero potuti permettere. Di vigna in vigna Farnese Vini è arrivata a mettere le bandierine dell’export in 84 paesi, realizzando il 96% del fatturato all’estero. Una boutique winery, cantina di nicchia. Farnese Vini mette assieme tanti piccoli appezzamenti arrivando a collezionare 80 etichette per un totale di 20 milioni di bottiglie. Tutte etichette di territorio: Montepulciano d’Abruzzo, Nero d’Avola, Taurasi, Aglianico del Vulture, Primitivo di Manduria, per citare i vitigni regionali di punta. Il risultato: tra i top 100 di Wine Spectator c’è Pano del Cerro, Aglianico del Vulture. Più una raffica di prestigiosi riconoscimenti internazionali. Sciotti, che è anche il fondatore di Farnese Vini, ha sempre fatto dell’export la leva principale della crescita. Si è aperto un varco attraverso i ristoranti, grandi ambasciatori di cibo e vino made in Italy. Arrivando a vendere le proprie etichette negli angoli più sperduti del mondo, come all’hotel Sofitel Legend Metropole di Hanoi, oppure nel meraviglioso Hotel Casa di Santo Domingo che si trova ad Antigua, antico villaggio sulle montagne del Guatemala. Nuova Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, Brasile e Asia: eccole le nuove frontiere del mercato. Non senza qualche neo: “Ora stiamo soffrendo in Cina, per via dei dazi che ci penalizzano rispetto a Cile e Australia, che hanno accordi a dazio zero; soffriamo molto anche in Indonesia, dove abbiamo investito tantissimo per la guerra dell’Ue all’olio di palma che ha scatenato la ritorsione contro i nostri vini”, racconta Sciotti. Il gruppo, che ha chiuso il 2018 a 76 milioni di euro, è dallo scorso anno al segmento Elite di Borsa, piattaforma propedeutica a un’eventuale quotazione - dopo aver ceduto la quota di maggioranza a 21 Investimenti di Alessandro Benetton che, a sua volta tre armi fa, ha venduto a Nb Renaissance Partners, fondo di private equity tra i più importanti del mondo. Ad Ortona è in via di completamento il nuovo, terzo impianto di imbottigliamento, 20 mila metri quadri che rendono sempre più competitivo il cuore hi-tech dell'azienda. Piedi piantati tra i filari, testa nel mondo. È così che è nata la nuova linea rosé: prima il Grand Cuvée Rosé Brut, da Aglianico del Vulture: un vitigno maschio, tannico, ma allo stesso tempo fresco e acido, da vigne sopra i 700 metri. Sulla scia del rosé è nata una linea dedicata di rosati fermi, firmati Fantini Calalenta. Testati in Francia, dove il rosé è in pieno boom sia di vendite che di produzione. Un banco di prova unico, che ha fatto da trampolino di lancio per un rosé fermo, il Calalenta, come si chiama al sud la vendemmia notturna estiva: un blend di Nerello Mescalese, Merlot e Cabernet Sauvignon prodotto a Sambuca di Sicilia, a 400 metri d’altezza. Un rosa salmone con note di melone, pompelmo e ginestra, su un sottofondo minerale e salino: il richiamo del mare, a poca distanza.

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