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La Repubblica

Il gigante che difende la Ribolla gialla … Damijan Podversic ha riportato l'antico vitigno sul monte Calvario. “Una terra difficile, ma benedetta per il vino”. E oggi riceve il premio Nonino... Un uomo solo nei vigneti del Monte Calvario. Si chiama Damijan Podversic e fa vini straordinari, soprattutto a partire dalla Ribolla, vitigno rustico e antico che sta cercando di reimpiantare nelle terre abbandonate tanti anni fa per miseria. Questa mattina riceverà il Premio Nonino Risit d'Aur Barbatella d'Oro 2019 dalle mani di Giannola Nonino, la donna che ha cambiato le sorti della grappa, restituendole bellezza e dignità a partire proprio dalle vinacce della Ribolla friulanaj Podversic è contadino vero, mani grandi come mattoni e faccia aperta al vento del Collio. Ha una moglie tosta, con cui condivide la causa della buona terra, e due figli adolescenti, entrambi con un debole dichiarato per le pratiche della viticoltura naturale. “Sono sorpreso da questo premio, non me l'aspettavo. All'inizio quasi non volevo accettarlo, perché sono cose molto importanti, di livello internazionale. Poi ho pensato che potevo accettarlo e condividerlo con il gruppo dei produttori di Oslavia, dedicarlo ai miei maestri, a Josko Gravner”. Le storie del Collio sono storie di confine, di vite vissute lavorando tanto e parlando poco. “Vengo da una famiglia di agricoltori, mio nonno coltivava terre che non erano sue, si spaccava la schiena per guadagnare niente. Per lui, portare il vino in città era più complicato che per noi volare a Tokyo. Raccontava di quando aveva fatto il giro degli osti a Gorizia: non aveva venduto niente e aveva speso pure le due lire che si era portato appresso”. Tutto quello che Podversic fa, è una sintesi mirabile di storia e studio a mente aperta, senza sconti. “La tradizione, dicono: quando le botti di rovere erano un lusso, si usavano quelle di castagno, dopo averle lasciate a bagno nell'acqua del fiume per far perdere violenza ai tannini. Se seguissi questa tradizione, sarei uno stupido... Negli anni ‘40, la gente che non è riuscita a trovare uno sbocco di mercato ha abbandonato la terra per andare a lavorare nelle fabbriche, e il bosco si è mangiato i vigneti. E non è nemmeno un bosco di qualità! In compenso ripristinare le vigne con questa burocrazia è una follia. Le istituzioni non capiscono che i bulloni si possono fare ovunque, ma una grande Ribolla la fai solo qui”. Succede infatti che il Monte Calvario a dispetto del nome sia una terra benedetta per il vino. “La ribolla è un grande vitigno rustico, difficile, che ha bisogno delle migliori esposizioni per dare tutto. Oltre a questo, nelle viscere del Calvario si mescolano marna e arenaria. Anche nelle estati più siccitose, quando sopra diventa come argilla, sotto resta in scaglie, lì si attaccano le radici e trovano abbastanza umidità per far sopravvivere la pianta. Il Friuli è famoso soprattutto per quello che un tempo si chiamava Tocai e oggi Friulano. Il Friulano è una bella ragazza che noti da duecento metri, mentre la Ribolla gialla non ti accorgi di quando ti passa accanto, ma se ti siedi a tavola non ti alzi più, perché brilla di una bellezza interiore. Scegliere tra le due per fortuna non è obbligatorio”. Coltivare come fanno i Podversic non è facile. Niente chimica, niente scorciatoie, dedizione totale. “In queste campagne, se fai agricoltura industriale perdi. Giannola Nonino è sensibile a questi argomenti, una combattente nata. Si sono innamorati della nostra vinaccia, hanno cominciato a usarla per fare la grappa. D'altra parte il nostro obbiettivo è produrre grandi uve per fare una grande bevanda per l'anima”. E poi ci sono i figli. “Non posso sognare al posto loro. Hanno il diritto di tentare, come ho fatto io. Ho sognato di fare un grande vino da quando avevo dodici anni... Posso dire che sono andato sulla Luna con la mia astronave. Poi ho conosciuto una grande donna, Elena, che ha sposato me e i miei sogni. Mia figlia Tamara sta finendo Ingegneria gestionale. A me non piace granché perché mi sembra un tipo di studio dove ti insegnano a fare delle furberie. Iacop sta finendo il liceo classico europeo e poi vuol fare Enologia. Io gli ho solo raccomandato di studiare. Se vuoi fare il contadino devi studiare. Studiare il linguaggio della natura - colore, sapore e odore - per comprenderla meglio. Studiare i ritmi della natura per rispettarli pienamente. Studiare filosofia per sentirti formica e non Dio (questo oggi le scuole tecniche non lo insegnano). Il futuro è nella terra. C'è del buono, ancora, nella natura”.

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