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La Stampa

Villa della Regina cerca il suo “vigneron” … Cercasi “vigneron” a Villa della Regina. Quasi un ettaro di filari (8 mila metri quadrati per l’esattezza) incastonati nel parco della residenza sabauda, sito Unesco, con affaccio sulla città, vista Mole Antonelliana, 10 minuti a piedi da piazza Vittorio, è una “perla” per un centro urbano, inserita nella rete europea delle vigne metropolitane: nasce qui il Freisa di Chieri Doc Superiore “Vigna Villa della Regina”, 5 mila bottiglie l’anno, per 15 anni vinificato e affidato all’azienda Balbiano (prima vendemmia 2008). Ora la concessione è scaduta e la Direzione regionale musei Piemonte ha indetto il bando per riaffidare l’area, come previsto dalla legge. “Cerchiamo viticoltori intraprendenti e lungimiranti, con almeno tre anni di esperienza nella produzione di Doc, consapevoli del valore culturale, oltre che enologico, del sito - spiega la direttrice Elena De Filippis la gara è aperta anche agli stranieri, ampie sono le prospettive internazionali della Vigna”. Chiunque se lo aggiudichi (è molto probabile che Balbiano partecipi) deve aver ben chiaro quanto stretto sia il rapporto pubblico-privato. Il nuovo “vigneron” dovrà partecipare alla crescita della Villa insieme alla sua direzione: “Il vigneto è l’elemento identitario di Villa della Regina” dice la direttrice Chiara Teolato, la gestione dovrà essere quindi “in linea con la storia” ultrasecolare di questo piccolo paradiso terrestre, per altro in espansione. “L’idea è ampliarlo fino a 1,5 ettari -conferma l’architetto Federico Fontana, progettista e direttore dei lavori di restauro che hanno interessato l’intero complesso museale dal 1985 al 2011 - il progetto prevede anche di ripristinare il frutteto e gli orti”. Nel 1831 erano 3 gli ettari di vigneto, una parte del parco era destinata al divertimento, l’altra all’agricoltura: ora la vocazione naturalistica della residenza sabauda sarà valorizzata e rilanciata. Ma non solo: “Con i soldi del Pnrr avviamo due cantieri importanti - dice De Filippis - il primo riguarda l’accessibilità e prevede, tra l’altro, la realizzazione di parcheggi, una nuova fermata del bus, spazi per le bici e sarà finanziato con 650 mila euro”. Il secondo - per un investimento di 1,9 milioni di euro - coinvolge l’ex Chiablese, un palazzo che oggi non esiste più: si trovava affianco alla Villa e ospitava la orangerie, ma è stato distrutto dalle bombe nel 1942. Oggi resta solo il perimetro, un blocco di cemento armato transennato che ospita materiale per impiantistica. Il progetto è di trasformarlo, con un recupero architettònico delicato e armonicamente in dialogo con la Villa, in un edificio per sala convegni, bookshop, bar e punto di ristoro, e spazio museale. I lavori dovranno essere completati entro il 2025; è in programma anche il recupero della biblioteca del Piffetti (ora a Roma) e della casa del vignaiolo. È un valore aggiunto per il nuovo gestore del vigneto, che oltre al Freisa (99%)prevede anche una piccola percentuale di autoctoni minori, come il Cari, il Neretto Duro, il Balaran, la Grisa Roussa: la Vigna sarà infatti il cuore di una Villa ancora più ampia, fruibile (sarà esteso anche l’orario di apertura serale) e accessibile al pubblico. La concessione dura per cinque anni, poi rinnovabili per altri cinque e le candidature vanno presentate entro il 20 gennaio, in tempo per preparare il vigneto alla primavera.

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