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La Stampa

La fine della Vendemmia … Vino. Quest’anno è stata la stagione meno produttiva delle ultime sei alla base del problema i mutamenti del tempo: 22 eventi estremi al giorno. Al nord una lieve flessione, ma al sud il calo arriva al 30-40%... La vendemmia 2023 è stata la meno produttiva degli ultimi sei anni: 44 milioni di ettolitri contro i 50 milioni dello scorso anno per un 12% in meno. Le stime dell’Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini (Uiv), trovano conferme nelle rendite di agricoltori e aziende vitivinicole - in un comparto che complessivamente (dati Coldiretti) ha subito danni per oltre sei miliardi - e vedono perdere al nostro Paese il primato di produzione, che invece va ai cugini d’Oltralpe. A pesare negativamente sono gli effetti del cambiamento climatico che hanno portato un aumento di circa il 70% delle giornate di pioggia proprio nel periodo dell’anno in cui vengono eseguiti i trattamenti contro le fitopatie, come la peronospora (temuta malattia della vite), che ha flagellato interi territori. L’estate 2023 è stata segnata da una media di 22 eventi estremi al giorno in Italia, secondo il monitoraggio Coldiretti sulla base dei dati dell’European Severe WeatherDatabase (Eswd). Nonostante il meteo favorevole delle prime due settimane di ottobre – per Coldiretti “l’estate fuori stagione favorisce il raccolto, mentre le escursioni termiche tra giorno e notte contribuiscono ad arricchire le uve senza rischio di muffe favorite dalle piogge” - anche il caldo record ha messo a dura prova interi raccolti, danneggiando soprattutto il Sud. Se nel Nord le quantità hanno registrato solo una lieve flessione, al Sud le vendemmie sono state scariche: picchi negativi in Abruzzo (-40%), Campania (-30%), Sicilia (-30%). Il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, parla di “una vendemmia molto complessa per gli effetti di alluvioni, grandine e siccità”, anche se “otterremo vini di buona qualità, con punte di eccellenza”. La situazione regionale, comunque, resta molto composita: “In Toscana il calo è tra il 10 e il 20% per gli attacchi della peronospora, più evidenti a fondovalle rispetto alle zone collinari e alla fascia litoranea. Oltre a questo, mancano almeno 5mila addetti rispetto a due anni fa”, spiega il presidente della Federazione vino Confagricoltura Toscana, Francesco Colpizzi che denuncia anche “la macchinosità del sistema per ingaggiare nuovi lavoratori». Per il Chianti “si registra un calo di produzione del 20% con valori diversi secondo il territorio”, aggiunge Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti. Visto il “significativo calo della produzione nazionale è importante accelerare con l’erogazione degli indennizzi previsti dal “Dl asset” a favore delle imprese agricole non assicurate che hanno subito danni da attacchi di plasmopara viticola”, spiega il presidente della Copagri Tommaso Battista. Si rischia dunque un corto circuito per il vino italiano in questo 2023 che, secondo l’Osservatorio di Uiv-Vinitaly, si sta manifestando come il più complicato degli ultimi vent’anni. Per questo, sempre più aziende vitivinicole aprono all’accoglienza turistica-enologica: la Toscana guida la classifica mondiale delle destinazioni più prenotate nella categoria “Vigneti” di Airbnb, sezione da circa 11.500 alloggi in Italia e oltre 160mila nel mondo. Oltre alla Toscana, i vigneti “turistici” più richiesti in Italia sono nel Veronese ea Pantelleria.

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