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La Stampa / Specchio

Vino e olio? Sono “Pezzi da museo”: ai due prodotti più tipici del suo territorio Torgiano, pittoresco borgo umbro, ha dedicato percorsi espositivi che ne illustrano e divulgano la storia millenaria tra arte, mito e buova tavola ...

Torgiano, pittoresca località a 14 chilometri da Perugia, è posta su una piccola altura ai piedi della quale il Chiascio confluisce nel Tevere. Simbolo del paese è la Torre di Guardia (o Baglioni), risalente al 1274 ma ancora ben conservata: a questa combinazione geografico-monumentale si deve l’origine latina del nome, Turris Amnium, torre dei fiumi. Ricca di storia, carica di tradizioni culturali e artistiche, questa piccola città umbra è particolarmente vocata dal punto di vista agricolo, in particolare per quel che riguarda la coltura della vite e dell’olivo. Non è quindi un caso che abbia sede proprio qui una delle aziende vitivinicole più significative del Centro Italia: la Lungarotti. Vero e proprio patriarca della vitivinicoltura umbra, il compianto Giorgio Lungarotti, tra gli anni Cinquanta e Sessanta affrontò con criteri innovativi, quando non pionieristici, la coltivazione della vite e sperimentò nuove varietà, contribuendo a rilanciare l’immagine del vino italiano nel mondo. Oggi, le figlie Teresa Severini e Chiara Lungarotti proseguono brillantemente l’avventura enologica iniziata dal genitore, mentre la vedova, Maria Grazia, storica dell’arte, dirige, sempre a Torgiano, la Fondazione Lungarotti, il Museo del vino e il Museo dell’olivo e dell’olio.
La Fondazine, nata nel 1987 a sostegno dell’economia vitivinicola e olivicola locale, da sempre mira a valorizzare il patrimonio storico e artistico attraverso attività di studio e manifestazioni culturali, per le quali ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti in Italia e all’estero. Intensa anche la produzione editoriale che comprende, oltre ai cataloghi relativi alle raccolte presenti nel Museo del vino, monografie, pubblicazioni per l’infanzia e altre opere di carattere divulgativo. Aperto al pubblico fin dal 1974, il Museo del vino ha sede nel monumentale Palazzo Graziani-Baglioni, edificato nel 1696. Il percorso espositivo si snoda attraverso venti sale che ospitano oltre 2.800 manufatti tra oggetti antichi e moderni, testi, manoscritti e incisioni di argomento enologico. Grande spazio trovano i materiali archeologici: brocche cicladiche, vasi ittiti, kilikes attiche, bronzi etruschi, anfore e vetri romani. Ricca anche al raccolta di strumenti per viticoltura, di torchi, presse e arredi per cantine; la collezione di ceramiche, realizzate tra il XIII e il XX secolo, è suddivisa secondo tre tematiche: il vino come alimento, come medicamento e come mito. Di notevole interesse la galleria di incisioni e disegni, che portano la firma di autori come Mantegna, Carracci, Piranesi, Guttuso, Picasso. A conclusione del percorso non mancano testi antiquari ed edizioni colte, a ulteriore dimostrazione di quanto la vite e l’uva abbiano suscitato interesse non solo nell’arte, ma anche nella letteratura e nella trattastica di tutti i tempi. Il Museo dell’olivo e dell’olivo, di più recente fondazione (primavera 2000), è ubicato in una piccolo nucleo di tre abitazioni di origine medievale accuratamente restaurata che, fino a non molti decenni fa, ospitava un frantoio. Qui, il percorso è articolato in dieci sale: di sezione in sezione sono documentati la presenza dell’olio e dell’olivo nel quotidiano, gli usi e le valenze loro attirbuiti nella motologia, nella religione, nella medicina, nell’alimentazione, nello sport, nella cosmesi. Tra i pezzi più pregiati, si segnalano la collezione di lucerne dall’età preromana fino al XIX secolo, un grande frantoio a forza idraulica caratterizzato da complessi ingranaggi in legno realizzato tra il Seicento e il Settecento, e un alabaston (piccolo vaso per l’olio con cui cospargersi dopo il bagno termale o dopo la palestra): raffigurante la dea Atena, è datato V secolo a.C. ed è firmato dal cosiddetto Pittore della Fonderia.

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