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La Stampa / Specchio

Grande Cina: opportunità o minaccia ... Se tutti i cinesi decidessero di consumare qualche fetta di prosciutto a testa, assorbirebbero da soli tutta la produzione italiana... Da quando la Cina ha cominciato ad aprirsi al resto del mondo con tutto il suo imponente peso economico, si guarda a questo gigante dell’Estremo oriente con un misto di fascino e apprensione. Fascino per una realtà lontana e non ancora abbastanza conosciuta, apprensione per la concorrenza senza quartiere che il suo mastodontico apparato produttivo riesce a fare alla nostra economia. spesso con costi ambientali altissimi. Tuttavia, si comincia anche a capire che un mercato di tali dimensioni può rappresentare una straordinaria opportunità. Il discorso vale anche per gli alimenti simbolo della cultura gastronomica italiana.
Non a caso, nelle scorse settimane una delegazione ministeriale si è spinta fino a Pechino per stringere accordi di cooperazione e promuovere i frutti migliori del nostro territorio in un Paese che mostra di apprezzarli in misura crescente Non è strano che subito dopo l’abbigliamento siano il cibo e i vini della penisola a evocare nei cinesi l’immagine del nostro Paese, e si tratta certamente di un fatto positivo. Secondo un calcolo approssimativo delle organizzazioni contadine, se tutti i cinesi decidessero di consumare poche fette di prosciutto a testa assorbirebbero completamente tutta la produzione annuale di crudo di Panna e di San Daniele. Calma e sangue freddo, però. Si intravedono grandi possibilità ma non lasciamoci abbagliare. Quando l’apertura di questo immenso spazio commerciale diventerà realtà, sarà opportuno attenersi a una scrupolosa gestione del limite. Ogni ecosistema ha dei limiti strutturali oltre i quali lo sforzo che si chiede alla natura diventa insostenibile, per cui è impensabile immaginare di incrementare singole produzioni a dismisura per inseguire la domanda. Raddoppiare la produzione di prosciutti non sarebbe un bene.

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