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La Stampa / Speciale Vinitaly

Quando il vino aiuta l’acqua... ... Il marchio Damilano, al vertice con un gruppo che unisce grandi vigne di Barolo ad aziende da 250 milioni di pezzi di acqua minerale, non teme la prova dei mercati... Mescolano l’acqua e il vino e nessuno si scandalizza, anzi sono guardati con rispetto sia nei salotti buoni dell’enologia nazionale che in quelli dell’economia. I marchi sono Damilano (430 mila bottiglie sulle più belle colline del Barolo) per il mondo del vino e Sparea-Valmora (250 milioni di pezzi) per quello delle acque minerali. A raccontare la storia è Paolo Damilano che ha declinato la sua passione per il gusto anche in due luoghi della ristorazione a Torino, come lo storico “Pastificio Defilippis” e il ristorante fashion-trendy “Rural”. Vino e acqua si spartiscono i pensieri di un imprenditore giovane e pieno di fiducia verso il futuro. “L’acqua è preponderante dal punto di vista economico, il vino è soddisfazione pura”. L’abbinamento non sembra stupire il mercato. “No - spiega Damilano -, ma non ci porta particolari vantaggi, esattamente come accadde quando l’acqua Surgiva e i vini Ferrari finirono sotto lo stesso tetto, al massimo possiamo creare qualche sinergia commerciale. Il vino ha invece aiutato l’acqua dal punto di vista culturale: ci ha insegnato a scommettere sul marchio Sparea come momento di alta qualità nella nostra produzione”. Se il vino non è business perché crederci? “Il vino è tante cose e soprattutto futuro - replica quasi stizzito Damilano -. È soprattutto famiglia e gli investimenti che continuiamo a fare sulle colline del Barolo danno forza alla tradizione. Ma il vino per me è soprattutto futuro. Nei prossimi dieci anni vedo grandi potenzialità per il mondo dei grandi rossi: il Barolo è un prodotto che non si può replicare quindi non teme la globalizzazione ma la auspica”. Il Barolo miracolato dalla globalizzazione? “Certo è un grande vino destinato al mondo - continua Damilano -, quindi più la sua fama si diffonde più crescono consumatori e appassionati e il mercato va. Pensate alla Cina e a quello che sta diventando per il mondo del lusso, non possiamo che esserne felici”. È vero, gli stranieri cercano qualità molto più degli italiani e i mercati mondiali stanno rispondendo bene - con l’oculato entusiasmo dei ritrovati Stati Uniti e la metodica preparazione della Germania - anche se il momento non è ancora dei migliori. “In questo momento bisogna avere le spalle larghe - conclude Damilano -, e noi le abbiamo grazie all’acqua. Soprattutto perché vogliamo continuare nella politica di non vendere tutta la produzione ma continuiamo a a tenerne una parte in cantina. Questo perché ci teniamo a offrire al mercato anche le annate storiche e ci sono Paesi dove sono fondamentali. Come in Russia”. Una scelta importante di un imprenditore che parte dalle radici ma sogna di lasciare ai figli magari non un mondo migliore ma sicuramente un’azienda più forte.

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