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La Stampa / Tempo Libero

La Vitouska ritrovata ... I fratelli Vodopivec, Paolo e Valter, floricoltori e vignaioli, sono partiti una decina di anni fa da una considerazione: "Il vino è rapporto con la natura". L'idea fu del loro maestro, Josko Gravner, decano dei viticoltori friulani, che una sera a cena ci presentò questi ragazzi. Erano otto, li aveva radunati Rino Fontana attorno a Josko Gravner, ma il vino di questi colpì in maniera particolare. Aveva profumi inusuali, che ricordavano la pietra focaia e il terreno argilloso carsico di Colludrozza. La Vitouska è un vitigno autoctono di antica tradizione, simile alla Ribolla e, per farlo emergere nella sua potenza, hanno investito su basse rese e sovramaturazione delle uve. Il successo fu immediato e da quella zona quasi marginale avemmo la sensazione che stesse per nascere la filosofia di un nuovo Friuli. Così partì il reimpianto di nuovi vigneti con l'acquisizione di nuovi terreni sottratti alla roccia viva dell'altipiano carsico. Ma tutto senza introdurre elementi esterni, per quattro ettari e mezzo vitati ad alberello ed esposti al sole e ai venti che sferzano l'altipiano. La loro Vitouska di Colludrozza (4000 bottiglie l'anno) vuol dire Friuli, senza inventare nulla. Lavoro, lavoro e lavoro: null'altro pare trasparire dal colore dorato di questo bianco; dopo la macerazione sulle bucce nei tini di legno e la fermentazione (non a temperatura controllata e senza aggiunta di lieviti), il vino viene invecchiato oltre due anni in botti. Il campione del 2001 ha eleganza e forza con quelle note di buccia di mela che lasciano una freschezza quasi indomita. Vino e natura. Nulla di più. Nulla di più bello.

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