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La Stampa

Il vino su internet? Meglio affidarsi ad una “banca” ... In questi ultimi mesi si fa un gran parlare delle potenzialità finanziarie del vino di qualità: c’è fermento, muoversi di capitali e diffondersi d’iniziative legate in particolare alle vendite en primeur e al concetto economico di futures. Vino come bene d’investimento? Ci sono senz’altro confortanti esempi di capitali triplicati o quintuplicati in pochi anni, e il prestigio ormai consolidato delle nostre migliori etichette a livello internazionale, ma, tuttavia, su questo fronte rimango scettico. Perché il vino è innanzitutto un bene da bere. E’ anche un bene da conservare, ma quando il prodotto ne ha le potenzialità e le caratteristiche: non è il caso di spingere le specule oltre il livello della passione pura e semplice; altrimenti si rischia di scendere nel terreno degli status symbol modaioli e senza senso, ridicoli. Il fiorire di siti Internet che fanno vendita en primeur e iniziative a livello bancario mi sa tanto di new economy. Faccio a tutti i migliori auspici di buona fortuna e successo, ma il mercato mi sembra un po’ troppo eccitato, pericolosamente poco organico e figlio di logiche speculative che generano prezzi assurdi, irreperibilità del prodotto e rischiano di sgonfiarsi da un momento all’altro. In questo mare magnum sta nascendo a Pollenzo, vicino Bra, alle porte delle Langhe, la Banca del Vino: un progetto in grado di proporre interessanti novità ai veri appassionati del vino di qualità. Perché una Banca del Vino mentre sono dubbioso sulle potenzialità della modaiola new economy eroica? Innanzitutto perché è in grado di proporre un vantaggio che nessuno può dare: una struttura imponente e concreta che mette a disposizione circa 2000 mq di cantine ottocentesche dalla salubrità ideale per l’affinamento e conservazione, volute da Carlo Alberto all’interno della sua tenuta di Pollenzo, l’Agenzia. Questa struttura, oggi in fase avanzata di ristrutturazione e pronta entro l’autunno prossimo, consentirà lo stoccaggio dei grandi vini piemontesi e italiani. Le modalità con cui queste bottiglie prestigiose verranno accantonate e rese disponibili costituiscono la vera e succulenta novità. Se in Francia i grandi Chateaux hanno produzioni che arrivano alle centinaia di migliaia di bottiglie, in Italia le produzioni d’alto livello soltanto in pochi casi raggiungono questi numeri. Un grande Barolo, ad esempio, dopo pochi anni dalla sua immissione sul mercato è già introvabile. La Banca del Vino – cha a garanzia del suo operato è configurata come cooperativa a responsabilità limitata senza fine di lucro, forte del concorso dei produttore stessi – accantonerà le bottiglie, conservandole con tutti i crismi, per immetterle sul mercato in piccole quantità ogni anno. Il grande Barolo sarà sempre disponibile, anche dopo molti anni, e il suo prezzo sarà stabilito con criterio di sorta, senza subire impennate pazze e casuali. A decidere quali vini dovranno essere venduti ci sarà un comitato di degustazione ineccepibile e di comprovata professionalità, che assaggerà i anteprima e monitorerà i prodotti durante l’invecchiamento, riducendo così anche il fattore di rischio legato alla qualità delle bottiglie, grande incognita delle vendite en primeur.
Per non cadere in un circolo vizioso di speculazioni selvagge gli ideatori del progetto hanno deciso di non avere fini lucrativi e di orientare gli utili della Banca al finanziamento dell’istituenda Università di Scienze Gastronomiche, che avrà una sede nella stessa struttura dell’Agenzia di Pollenzo, oltre che a Colorno, in provincia di Parma. Si tratta insomma di un’operazione economica con taglio diverso da quelle che stanno nascendo in tutta Italia, e merita l’attenzione degli appassionati. Anche perché chi deciderà di farne parte – le iscrizioni per diventare socio e acquisire una quota vitalizia nella cooperativa sono aperte, ci si può rivolgere allo 0172/439793 o all’info@agenziadipollenzo.com avrà dei bei vantaggi per soddisfare la sua passione. Alla fine dei conti, dunque, non si tratterà di un mero business, ma di un’attività per la valorizzazione dei vini di qualità.

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