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La Stampa

Gli annunci al Salone di Torino. Il ministro Alemanno: rassegne come questa spingono il made in Italy. I grandi vini avranno una Borsa. E Alemanno vuole una nuova società di promozione ...
Il ministro delle Politiche Agricole, Gianni Alemanno, ha in progetto la prossima creazione di una nuova società pubblico-privata, sul modello della Sopexa francese, da affiancare all’Ice per la promozione del Made in Italy agroalimentare. L’annuncio è stato dato ieri, durante la visita del ministro al Salone del Vino di Torino. Alemanno si è anche congratulato con il presidente di Lingotto Fiere, Alfredo Cazzola, per il successo della manifestazione: “Rassegne come queste - ha detto il ministro - sono il miglior supporto al made in Italy”. Intanto, il matrimonio tra vino e finanza potrebbe essere presto realtà: il responsabile del settore derivati per Borsa Spa, Raffaele Jerusalmi ha allo studio un piano per dotare il comparto vino, in prepotente crescita per quanto riguarda i volumi di una serie di strumenti finanziari. “La Borsa di Parigi, che ha debuttato con il fondo “Winefex” costituito da un paniere di etichette, lo sta a dimostrare. Ma, per il mercato italiano, si dovrà ancora procedere attraverso passaggi che consistono nella creazione di prodotti finanziari legati al vino, nella successiva creazione di fondi chiusi che investono sia in vino sia in partecipazioni di aziende vitinicole di alta qualità, nella quotazione diretta di aziende vinicole. Fatto questo lavoro e quindi dotato il mercato di strumenti operativi idonei dovrà arrivare alla Borsa del vino di qualità”. L’unico limite che Jerusalmi vede per l’Italia è che mentre Bordeaux può costruire un “paniere omogeneo di etichette che coprono il mercato con volumi significativi” nel nostro Paese si deve portare sul mercato una “pluralità di soggetti legati da un denominatore comune qualitativo altissimo”. La strada per la finanziarizzazione del comparto vitivinicolo secondo il manager di Borsa Spa è comunque aperta e la si può percorrere con decisione e fiducia. Insomma, al Salone del Vino (che chiude oggi) si è potuto constatare che si potrà arrivare, in un futuro non troppo lontano, alla quotazione delle migliori etichette italiane in un apposito stock exchange, sul tipo del Numtel. A confermare la possibilità che vino e prodotti finanziari si uniscano è stato anche il professor Paul de Sury dell’Università di Torino, che, assieme a Barbara Alemanni della Bocconi di Milano, ha condotto una ricerca sulle potenzialità degli investimenti in vino. Secondo de Sury “ i dati dicono che il vino non è un bene rifugio, ma poiché segue più o meno gli andamenti della Borsa è assimilabile agli altri prodotti finanziari.
Dalla nostra ricerca emerge anche che il vino di qualità va in controtendenza rispetto alle commodities agricole”. Ma anche la curva dei prezzi del vino è simile a quelle delle azioni ed ha un forte indice di compatibilità con gli andamenti del mercato dei capitali. I due ricercatori si sono spinti anche a determinare qual è la soglia ottimale di investimento in vino. “Un operatore finanziario attento - sostengono - può allocare tra il 5% e il 10% del suo portafoglio in vino di qualità ed a tracciare una classifica dei migliori investimenti”.

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