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La Stampa

Spumante-Champagne: "solo una vittoria sul filo di lana". Gli sconfitti: differenze minime,. siamo pronti alla riscossa ... «Il mondo del vino sta puntando sempre più alla qualità, ma anche per le bollicine assisteremo a questa tendenza». Carlo Bocchino, proprietario della Contratto, è sicuro che lo stesso fenomeno che sta investendo i rossi e i bianchi si estenderà anche agli spumanti. In effetti da cinque anni la Contratto ha puntato in questa direzione: accanto al brut è l'unca azienda a produrre l'Asti spumante con metodo classico: «Piccoli numeri, perché, per ora, si tratta di un prodotto di nicchia, ma siamo convinti del grande valore di questa scelta di riprendere una tradizione che si era persa negli anni Sessanta-Settanta». Per Bocchino questa propensione a spendere di più per il vino rispetto alle bollicine non è però così marcata: «I due livelli sono piuttosto vicini - precisa -: sette mila lire di differenza che rappresentano il 5-6% del valore di acquisto e non c'è quindi da pensare che si tratti di un segnale così negativo. In ogni caso, indubbiamente, le bollicine di qualità sono ancora limitate rispetto al totale delle bottiglie di spumante. Metodo classico e champagne hanno ancora un rapporto troppo basso rispetto all'altro mercato. Manca una cultura adeguata». Secondo Luca Pescarmona, responsabile delle relazioni esterne della Taittinger in Italia, lo champagne conserva un mito indistruttibile: «Il vino sta vivendo una grande rivalutazione soprattutto nei baroli e altri grandi rossi, ma lo champagne è sinonimo di gioia, di piacere, della festa e conserva una grande versatilità. Si deve analizzare l'atteggiamento del consumatore verso il livello di spesa che intende affrontare. Per la prima fascia di champagne, con un prezzo di 60-70 mila lire assistiamo a un mantenimento delle posizioni con un leggerissimo decremento di vendite. Più evidente la flessione nelle riserve cioè le bottiglie da 180-200 mila lire. Questo settore rappresenta il 10 per cento del totale di quanto champagne si beve in Italia. Certo non aiutano le campagne di alcune multinazionali che nella distribuzione abbattono i prezzi in modo insensato. Il consumatore avveduto si chiede il perché. E' un discorso destabilizzante. In questo modo non si lavora per il prestigio del nome. Ma lo champagne di lusso non può essere svilito e lo si trova solo in enoteche: è un prodotto che si distingue nettamente». Giampietro Comolli, direttore sviluppo e marketing strategico del gruppo Ferrari Fratelli Lunelli di Trento sottolinea come nelle enoteche ci siano vini rossi molto simili fra loro per qualità e prezzo, mentre fra gli spumanti di ottima qualità le differenze di quotazioni sono notevoli: «Si va dalle 10 mila lire dell'Asti alle 60-90 mila del Ferrari, Bellavista e Cà del Bosco. Certo la disponibilità di spesa del consumatore di vino rosso è maggiore rispetto a quella di chi sceglie lo spumante, ma si deve tener presente che in questo caso il settore abbraccia un'ampia gamma di prodotto. Fra spumante metodo classico e charmant c'è un salto ben maggiore rispetto a vini rossi e vini bianchi. C'è poi da sottolineare un altro aspetto, cioè il discorso del territorio come ad esempio per l'Asti spumante, mentre per il metodo classico conta più la marca che la zona di origine».

La produzione di spumanti in Italia

Anno 1980, 150 milioni di bottiglie

Anno 1985, 180 milioni di bottiglie

Anno 1990, 280 milioni di bottiglie

Anno 1995, 480 milioni di bottiglie

Anno 1998, 240 milioni di bottiglie

Anno 1999, 300 milioni di bottiglie

Anno 2000, 250 milioni di bottiglie

Anno 2001, 250 milioni di bottiglie

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