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La Stampa

Vinitaly, prova del nove per qualità e mercato: il fatturato nazionale a 2,6 miliardi di Euro. Vola l'export, gli usa primo cliente ... «Il mercato del vino italiano viaggia a due velocità, una parte tira, l´altra ristagna. Il prodotto senza caratteristiche perde terreno, nel 2001 le giacenze sono aumentate del 5 per cento, mentre quello di qualità registra interessanti incrementi». Giuseppe Martelli, direttore generale dell´Assoenologi, fotografa così la situazione alla vigilia dell´edizione numero 36 di Vinitaly. Se questo è lo scenario generale Martelli focalizza lo sguardo sull´export che «colleziona risultati da primato». Eccoli: nel 2001 l´imbottigliato, per la prima volta, ha superato lo sfuso ma «il dato più significativo è che abbiamo esportato di meno e guadagnato di più passando da 2,3 miliardi di euro a 2,6. Questo vuol dire - prosegue il direttore dell´Associazione - che mandiamo oltre frontiera prodotti di livello con sempre maggior valore aggiunto». Le conseguenza? «Risultati positivi per le casse del nostro paese ma anche crescita dell´immagine del vino italiano che si sta sempre più affermando sui diversi mercati». Ma è davvero così o si tratta di enfasi pre-salone? Martelli, dati alla mano, tira fuori quella che secondo lui è la «madre di tutte le prove»: gli Stati Uniti sono diventati i primi clienti del vino italiano superando con importazioni per 535 milioni di euro, la Germania che per anni è stata leader incontrastata dell´export tricolore. Aggiunge Martelli: «Ma la notizia più eclatante è che le nostre esportazioni negli States hanno superato in valore quelle francesi». Dunque Italia batte Francia 2 a 0 visto che, da anni, Roma aveva superato Parigi per quantità vendute negli Usa. Da sottolineare anche il fatto che i prodotti bianchi di qualità stanno rimontando sui rossi: da Washington a New York le vendite di bianco sono aumentate del 30 per cento contro il 9 dei rossi. E´ finita? No. Ancora Martelli: «Le nostre esportazioni fanno registrare aumenti di tutto rispetto anche in diversi altri mercati che fino a qualche anno fa sembravano impossibili». Ecco i numeri. Norvegia: + 56% in valore e + 47% in volume; Svizzera: + 18% in valore. Giappone: + 10% in valore e + 5 in quantità. Canada: + 7% in valore. Prosegue il direttore: «Un mercato, forse prematuro ma a cui tutti guardano con interesse è quello cinese che nel 2001 ha visto un incremento in valore delle nostre esportazioni di vino imbottigliato del 52 per cento per un controvalore di circa 1 milione di e. Cifre non certo da capogiro ma sicuramente significative». Il vino italiano in Francia merita un discorso a parte. Parigi resta il miglior cliente del vino sfuso con acquisti per 2,2 milioni di ettolitri ma la novità dell´anno scorso e la crescita delle esportazioni del prodotto imbottigliato che arriva a registrare un più 25 per cento in valore e un 9 per cento in volume. Commenta Martelli: «Tra imbottigliato e sfuso la Francia sta diventando uno dei primi mercati per il vino italiano». Toccherà al Vinitaly cercare di fornire analisi e proposte per le tendenze di mercato dei prossimi anni. Secondo Martelli si parte da un punto fermo: «E´ difficile pensare ad un incremento dei consumi interni. nel breve e medio termine lo sviluppo si giocherà sulla capacità di conquistare sempre maggiori spazi all´estero. Cosa non facile visto che i concorrenti aumentano continuamente».

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