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La Stampa

Di qua e di là dall´Oceano: tre vicende tra emigrazione ed eno-business ... Gente che va, gente che viene. Storie di vino che si incrociano dall´Italia agli Stati Uniti e viceversa. Storie che si raccontano sul grande palcoscenico del Vinitaly. Robert e Gail Jackson hanno percorso in senso inverso la strada fatta alla fine dell´Ottocento da Giuseppe Gallo, padre di Ernest e Julio, che fondarono in California la grande azienda vitivinicola che porta il loro nome. Di origine inglese Robert Jackson lavorava in California nel settore delle corse motociclistiche ed automobilistiche e ha cominciato ad avvicinarsi al settore del vino come appassionato, visitando con la moglie Gail molte delle aziende californiane in veste di turista-degustatore, per poi decidere di ampliare le sue conoscenze in Italia. Qui la classica folgorazione che ha trasformato la passione in scelta di vita: lasciare la West-Coast per una collina del Piemonte e mettersi a fare vino. Perché proprio il Piemonte? «Perché altre regioni, come la Toscana, sono ormai troppo turistiche e noi non volevamo più fare i turisti», rispondono Robert e Gail. La scelta del posto giusto non è però stata semplice e si è concretizzata solo al terzo viaggio in Italia: San Marzano Oliveto, in provincia d´Asti, dove i Jackson hanno comprato una casa e dieci ettari di vigneto che hanno completamente rimesso a nuovo. «Abbiamo deciso di produrre solo barbera con il nostro nome e un po´ di chardonnay e attualmente siamo sulle 50 mila bottiglie l´anno, con l´obiettivo di raddoppiarle in tempi non troppo lunghi». Ma Robert, che è diventato viticoltore ma non ha dimenticato il suo passato da business-man, conosce il mercato: «Siamo venuti qui per imparare a fare buoni vini, non per fare concorrenza a chi è già saldamente piazzato da decenni - spiega -. Insomma, non voglio mettermi a vendere frigoriferi agli eschimesi, quindi tutta la nostra produzione è destinata all´estero». Gli obiettivi dei Jackson sono soprattutto gli Usa e il Giappone, ma anche l´Inghilterra: «Il barbera è un grande vino, che all´estero non è ancora abbastanza conosciuto - continua Robert Jackson - e io spero di contribuire a diffonderne il gusto, anche appoggiandomi alla rete di conoscenze che ho nel mondo grazie al mio precedente lavoro e usando molto Internet». Ma la cosa non si ferma qui, i Jackson hanno anche aperto un piccolo hotel, perché, spiegano,«il Piemonte è splendido ma non ancora giustamente valutato sotto il profilo turistico. Ci piacerebbe diventare una sorta di ambasciatori nel mondo delle bellezze di questa regione». Le storie si incrociano anche nei nomi: la città della California dove i nonni di Matt e Gina Gallo, ora a capo dell´azienda di famiglia, hanno cominciato la storia di lavoro si chiama Jackson, proprio come i neoproduttori di San Marzano Oliveto. Al Vinitaly la Gallo, un colosso della vitivinicoltura Usa con 3500 dipendenti, ha ricevuto per la terza volta in cinque anni il Premio speciale «Gran Vinitaly», il più prestigioso riconoscimento del severissimo concorso enologico legato alla manifestazione veronese. E anche per onorare le proprie origini quattro anni fa Matt e Gina hanno fondato la «Gallo Italia», una società che ha sede proprio a Verona. Ma tra le storie di vino attraverso l´Atlantico, c´è anche quella scritta da Gianni Zonin, che negli anni 80 ha acquistato in Virginia la tenuta di Barboursville Vineyards, antica casa monumento nazionale perché apparteneva al presidente Thomas Jefferson, e vi ha impiantato nel 1994 un vigneto di tre ettari di nebbiolo. I risultati sono arrivati e sono molto interessanti: il nebbiolo si è adattato splendidamente ad un terroir così lontano, trovando nel cuore della Virginia la collocazione ideale in cui esprimere tutte le sue potenzialità. Non per niente Thomas Jefferson chiamò quest´area, così felice per la viticoltura, «Piedmont Region».

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