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La Stampa

Sui prezzi del vino ricarichi selvaggi: l'Unione Consumatori denuncia casi di aumenti del 250%. Il tema affrontato dal congresso degli AssoEnologi ... al Congresso nazionale di Assoenologi, che si è chiuso ieri a Montesilvano, ha tenuto banco un tema di estremo interesse, quello del «ricarico» ovvero della dinamica dei prezzi del vino tra produzione e consumo ... Secondo Emanuele Piccari dell´Unione nazionale consumatori «l´incremento di prezzo del vino tra produzione e consumo va dal 12% nei discount ad oltre il 250% nei ristoranti, dove, quando va bene, i listini vengono maggiorati di quasi tre volte, troppo». «Il discorso non va però generalizzato - interviene il direttore di Assoenologi, Giuseppe Martelli - tutti sappiamo come sia complesso il firmamento enologico. In un prodotto di grande immagine come il vino sono molte e diversificate le componenti che concorrono nella formulazione del prezzo. I maggiori ricarichi sono su bottiglie a basso costo di partenza, spesso sconosciute, qualche volta anche a denominazione di origine. E´ logico che ricaricando i vini di bassa qualità si tradisce il consumatore e si svilisce l´immagine del settore». Per i ristoratori la lievitazione è anche giustificata dalle elevate spese necessarie per garantire al cliente un adeguato servizio, in particolar modo per i vini più blasonati. Una questione solo italiana? «No certamente - spiega Sergio De Luca, direttore della Enotria Winecellars di Londra -. Il prezzo finale viene calcolato in maniera abbastanza simile in tutto il mondo, e rimane spesso alquanto selvaggio». Esistono però dei punti di riferimento precisi. Ad esempio per il cash & carry, spiega Giuseppe Monfrini, direttore della centrale acquisti di Metro: «il ricarico del vino va dallo 0 al 2% con un margine globale dell´11-15% per i vini più comuni, ad un 9-12% con un margine medio del 16-24% per quelli fini». Per le enoteche il discorso è diverso, conclude Giovanni Longo, presidente di Vinarius: «Conti alla mano, se un´enoteca non aumenta i prezzi almeno del 40% chiude, visti i costi necessari per garantire un servizio adeguato al tipo di clientela che a noi si rivolge, alla ricerca della qualità, e alle garanzie che il pubblico ci chiede». Altro argomento affrontato durante l´assise di Assoenologi è stato quello dell´uso di tappi sintetici: per molti addetti ai lavori, almeno su certe bottiglie, l´avvento dei nuovi tappi è solo questione di tempo, per altri, invece, il sughero non potrà mai essere sostituito: «Non è tanto una questione di costi, visto che un tappo sintetico costa circa 0,15 euro, come un tappo di sughero, ma di tradizione - dice Martelli - nei paesi dove si produce vino quest´innovazione non è ben accetta, mentre nelle altre aree, dove minori sono i legami psicologici col prodotto, il cambiamento non è inteso in modo traumatico».

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