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La Stampa

L’intervista - “Meno tasse sul vino italiano”. Gianni Zonin: tagliare l’Iva per superare il momento difficile l’imprenditore si fa portavoce delle richieste al governo di prevenire una crisi di mercato … Il vino italiano è ammalato, per ora non è grave, ma non bisogna sottovalutare la situazione, perché, senza cure adeguate, i raffreddori rischiano di diventare polmoniti. A parlare è Gianni Zonin, che guida il più grande gruppo vitivinicolo a conduzione familiare del nostro Paese, con 1.800 ettari di vigneto in Italia e 70 negli Stati Uniti: “Io credo - prosegue Zonin - che le cause di quel che sta succedendo siano principalmente tre: la crisi economica, che limita le possibilità di spesa del consumatore; i prezzi troppo alti, sui quali è urgente fare un esame di coscienza serio; la spinta di Paesi nuovi produttori su aree di export che erano abitualmente appannaggio del nostro vino e addirittura sul mercato italiano. Naturalmente senza dimenticare l’effetto-euro”.

Qual è la sua ricetta per curare questa «malattia» del vino italiano?

“Prima di tutto insistere sulla strada della qualità. Poi andare verso un contenimento dei costi, che si ottiene in tanti modi, ma credo che le piccole aziende debbano cominciare a pensare di allargarsi. Sono convinto che le aggregazioni e le fusioni siano una strada obbligata nel prossimo futuro”.

Attualmente c’è ancora troppo individualismo tra i nostri produttori?

“Secondo me, sì: se si fa un’azione di marketing bisogna avere delle dimensioni che garantiscono almeno una certa quantità di prodotto altrimenti si è fuori dai giochi importanti. Data l’attuale situazione di mercato parecchie piccole aziende difficilmente sopravviveranno se non si mettono assieme”.

Questi sono interventi che, però, non si sviluppano immediatamente, mentre lei diceva che una cura serve subito. Quale?

“Quella di far pagare al vino meno tasse. Noi chiediamo al governo di guardare con maggior attenzione al settore più importante dell’agricoltura italiana, più importante per i suoi 800.000 addetti, più importante per i 3 miliardi di euro che il suo export genera, più importante perché ha grandemente contribuito all’immagine della qualità made in Italy nel mondo. In grazia di tutto ciò vorremmo che il Governo intervenisse per aiutarci a superare il momento di sofferenza che la nostra vitivinicoltura sta vivendo”.

Concretamente, come dovrebbe agire il governo?

“Dovrebbe abbassare l’Iva dal 20% al 10%, questo per spingere il mercato contenendo i prezzi finali e facendo in modo che il consumatore non debba decidere di ridurre i suoi acquisti in cantina”.

Secondo lei, che ne dirà il Ministro Tremonti di questa richiesta?

“Non lo so, ma personalmente credo sia arrivato al momento che il Governo dedichi una particolare attenzione al settore e che i viticoltori sappiano unirsi per chiedere con forza questa attenzione”.

Ma nella sua visione il futuro del vino italiano è a tinte grigie?

“Per il futuro ciascuno è artefice della propria fortuna. Da parte nostra, come produttori, dovremo rispondere con l’impegno a questo momento difficile e il Governo deve darci una mano con un aiuto immediato: visto che, nel suo programma, ha la riduzione delle imposte riduca l’Iva sul vino, così eviterà difficoltà ai consumi e al mercato”. (arretrato de "La Stampa" del 23 maggio 2004)

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