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La Stampa

Bartolo Mascarello se ne è andato ... Bartolo Mascarello se ne è andato. Lo ha fatto con quella discrezione che ha caratterizzato tutta la sua vita ma che non gli ha certo impedito di diventare una delle grandi figure della cultura italiana e della civiltà morale di questo paese.

Anche se anagraficamente più giovane, appartiene a pieno titolo a quella generazione dei Bobbio, Galante Garrone, Primo Levi, Nuto Revelli. Ne era coetaneo per autorevolezza e atteggiamento: una generazione dalla schiena dritta, di una moralità politica eccezionale e, lasciatemi dire, di una certa piemontesità che vuol dire sapere stare al mondo: mai sopra le righe, consci della realtà, in grado di cambiarla.

Bartolo in particolare aveva una vera passione per il proprio lavoro ed era pienamente conscio della valenza culturale che il suo essere produttore di vino comportava. Non dimentichiamoci che era figlio d'arte, di quel Giulio Mascarello vignaiolo straordinario e appassionato, socialista della prima ora e sempre rigoroso nelle sue convinzioni, anche durante gli anni del fascismo. E il nonno, Bartolomeo Mascarello, fu per diversi anni cantiniere della piccola Cantina Sociale di Barolo.

Quest'eredità l'ha portato ad avere idee molto chiare rispetto alla sua filosofia di produttore: memoria storica e puntuale ricercatore di ottima qualità. La sua contrapposizione ai metodi di vinificazione più moderni, all'utilizzo delle barrique, non significava che Bartolo fosse “conservatore”, ma era il modo di essere di una persona che aveva un'enorme rispetto per la storia e la cultura e non si faceva certo incantare dalle mode del momento. Da questo punto di vista tutte le sue battaglie sono state guidate dagli stessi principi, sia che si scagliasse contro i capannoni che deturpano il paesaggio langarolo, sia che ironizzasse causticamente sulla condotta di certi politici di oggi.

Nella sua casa sono passati uomini di cultura e politici importanti, ma ci sono stati molti più contadini e viticultori, come Bruno Boschi detto Brunone, che conosceva l'arte dell'innesto meglio di tutti, o come il maestro Arnaldo Rivera, fondatore della Cooperativa Terre del Barolo e ledaer indiscusso di cinquecento viticultori in Langa. A queste figure ed a Bartolo Mascarello i giovani produttori e contadini di Langa dovranno sempre guardare con riconoscenza e gratitudine, perché essi sono stati i veri artefici del riscatto di queste terre.

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