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La Stampa

I giovani e il vino: qui lo spot non serve. Perché non iniziare dai banchi di scuola?...La strada è politically correct. Bisogna educare e informare i giovani su tutti gli aspetti buoni e cattivi del vino. Solo con un messaggio pubblicitario chiaro e corretto, le nuove generazioni potranno imparare ad apprezzare il nettare di Bacco divenendone i consumatori del futuro.
L’immagine di questo nuovo pubblico è quella di persone colte, curiose e preparate, che non si lasciano certo conquistare a colpi di parole e slogan, anzi. Non considerano il vino un fenomeno di costume, né tantomeno uno status symbol , piuttosto lo apprezzano perché legato alle radici e alle tradizioni contadine di un territorio.
Come dire: i modelli della pubblicità standard non servono per comunicare con i giovani, occorre un nuovo stile di approccio, magari puntando su messaggi maturi che sappiano trasmettere gli autentici «valori» nascosti dietro un’etichetta, creando eventi e occasioni d’incontro.
Così, ha funzionato meglio di uno spot «Sideways» film definito eno-esistenziale, di Alexander payne, ambientato tra i vigneti della California e realizzato nello stile road movie del cinema americano Anni ’70. E molto hanno fatto (e stanno tuttora facendo) i wine bar, rivisitazione in chiave dinamica e moderna delle vecchie fiascherie di fine ‘800, che devono la loro fortuna all’azzeccato abbinamento cibo e vino. Un connubio risultato vincente per i 25-35enni, attualmente i più numerosi frequentatori di questi locali. Senza dimenticare poi, il forte contributo derivato dal «turismo del vino» intreccio di enogastronomia e arte, a spasso per colline e vigneti, ristoranti e cantine della penisola.
«Bisognerebbe cominciare a svilupparne la conoscenza già sui banchi di scuola» sostiene Alessandro Regoli direttore di www.winenews.it, rivista on-line seguitissima dagli enonauti. Su un totale di 9900 utenti registrati sul sito, settemila hanno un’età compresa tra i 25 e i 40 anni, e Internet con il suo linguaggio chiaro e preciso, e la sua consultazione libera e mai forzata, sta diventando un luogo di dialogo privilegiato. Anche per discutere e colloquiare di vino.
«Seppur negli ultimi anni l’interesse dei giovani sia aumentato non bisogna abbassare la guardia, si deve continuare ad accendere la curiosità., facendo leva sui pro e sui contro – dice ancora Regoli – spiegando che se in alcune circostanze bere un bicchiere di troppo può essere fatale, il vino resta una bevanda che invita alla socializzazione, alla convivibilità, stimolo a stare insieme ma in maniera sobria. Ecco, se dovessi immaginare una campagna di successo punterei proprio su questi due aspetti». Perché gli interessi del vino si fanno anche dicendo la verità.
Il vino è qualcosa che va compreso, che può raccontare mille cose di sé attraverso il coinvolgimento dei sensi con il suo colore, i suoi aromi e il suo gusto. Non va mai bevuto in modo distratto e sconsiderato. Merita rispetto, richiede attenzione, sa regalare momenti piacevoli ed emozioni a chi ha la volontà di comprenderlo, ricordando sempre che tutto questo si realizza con la moderazione mai con l’abuso.
In generale comunque i giovani sembrano essere molto attenti alla qualità del vino che bevono. Come dire, meglio un bicchiere in meno purché di buona vendemmia, come conferma un’indagine dell’osservatorio del Salone del Vino di Torino. Anche l’aspetto esteriore ha comunque la sua importanza. In bottiglia-desigin, capsule e etichette accattivanti, le aziende investono capitali.
Ma per fortificare l’immagine del vino nella civiltà del terzo millennio e richiamare le nuove generazioni bisogna ancora andare alle radici trasmettendo ai ragazzi la passione che sta dietro alla produzione del vino mostrando rituali che si ripetono da millenni. Illustrandone caratteristiche e qualità, colori e aromi, ma con un linguaggio appropriato, senza troppi contenuti tecnici senza frasi da comunicatori impegnati. Educando «a pensare il vino», prima che al piacere di consumarlo. E proprio per comunicare con il consumatore, soprattutto con i giovani, che si avvicinano ora al vino, i soci Agiv (associazione Giovani Unione Italiana Vini), riunitisi a Cortina d’Ampezzo per confrontarsi sul tema della comunicazione della formazione manageriale delle nuove generazioni, dell’enologia italiana, hanno fatto seguire al forum «Wine Bar del bere Giovane» incontro tra produttori under 40 e consumatori coetanei.
L’iniziativa ha ottenuto un grande successo dimostrando che si può comunicare il vino in modo qualificato anche con un linguaggio moderno e meno formale.


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