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La Stampa

L’India apre le porte al vino italiano ... La forte crescita dell’economia e i nuovi stili di vita fanno del colosso asiatico un’area di grandi prospettive. L’indotto enologico ha forti opportunità per fornire tecnologie alla produzione locale... Il vino è l’apripista del made in Italy nel mondo, la conferma arriva dall’India, dove, a Mumbai e New Delhi (città in cui si concentra l’80% dei consumi), i nostri produttori hanno presentato le loro etichette sotto il marchio di Vinitaly. Area geoeconomica tra le più interessanti del mondo, con un incremento costante del Pil a due cifre percentuali, l’India sta per diventare uno dei nostri mercati esteri più promettenti. Nei primi 9 mesi del 2006 l’Italia ha esportato quasi 166.500 litri di vino per un valore di poco inferiore a 1 milione di euro (su un totale di vino importato di 5 milioni di dollari, al primo posto la Francia seguita da Italia, Australia, Usa e Cile), mentre quello al consumo raggiunge i 16 milioni pari al 35% del mercato enologico globale. Per ora le famiglie che possono acquistare vini stranieri sono circa 1,6 milioni e si prevede arriveranno a 3 milioni entro il 2010. Il tasso di crescita del consumo è stato pari al 40% nel confronto tra i primi tre trimestri 2006 e il corrispondente periodo dell’anno precedente. Un bel salto avanti per un Paese che fino al 2001 non permetteva l’import enologico, se non attraverso canali diplomatici. Resta il problema dei dazi, che arrivano fino al 250% del valore del vino, e del divieto di vendita in alcuni Stati, ma la situazione è in fase di miglioramento per le trattative già avviate anche in sede di Wto. A Delhi, presso l’Hyatt Regency Hotel dove si trova anche uno dei più rinomati ristoranti italiani del Paese, Vinitaly ha messo in contatto i produttori con sommelier, distributori-importatori, giornalisti e wine lover appartenenti ad esclusivi club che hanno testimoniato come il vino italiano abbia numerosi punti di vantaggio sui suoi concorrenti. E, se da un alto è ancora forte la preferenza per i super alcolici, come è da tradizione anglosassone, al vino viene riconosciuto il vantaggio di non avere gli stessi effetti collaterali dal punto di vista della salute. Da segnalare anche le potenzialità produttive del Paese: per alcuni governi locali, la vitivinicoltura è un settore sui cui investire, come ad esempio nello Stato di Maharashatra, dove a 200 chilometri da Mumbai si trova quella che è considerato la Napa Valley indiana. Sotto questo aspetto sono molte le opportunità per le industrie italiane dell’indotto enologico di esportare le loro tecnologie riconosciute internazionalmente all’avanguardia.

Ordini in salita...
166.500 litri - E’ il quantitativo divino italiano esportato in India nei primi nove mesi del 2006.
882.000 euro - Questo il valore del nostro export da gennaio a settembre dell’anno scorso, non è una cifra enorme, ma importante indicatore di penetrazione su un mercato che sì sta aprendo ora a questo tipo di consumi.
40% - La crescita delle vendite realizzata nei primi tre trimestri 2006 rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.
(arretrato de La Stampa del 28 gennaio 2007)

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