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La Stampa

L’effetto serra fa il vino perfetto ... Il caldo favorisce (per ora) il Brunello. Ma è il canto del cigno In futuro la mancanza d’acqua metterà a rischio la produzione...
Il «global warming», l’innalzamento delle temperature che allarma il mondo, ha paradossalmente un rovescio della medaglia positivo per il vino, anche se rischia di essere un «canto del cigno» per grandi espressioni della nostra enologia come il Brunello, il Chianti o il Montepulciano. Uno studio dell’Università di Firenze ha accertato che i più lunghi periodi di caldo migliorano molto la qualità di questi vini.
Ed è proprio il Brunello di Montalcino riserva 2001 il vino perfetto, almeno secondo Wine Spectator, la rivista considerata la Bibbia dell’enologia mondiale, che ha ribadito il concetto nella sua ultima guida in cui dà al Brunello la palma di miglior vino del mondo. Ma questo momento di grazia potrebbe precedere il disastro: «Il tendenziale incremento delle temperature, unito alla riduzione delle piogge porterà ad un’eccessiva disponibilità termica, con gravi ripercussioni sulla disponibilità idrica, che metterebbe a rischio la compatibilità dei tre territori di produzione», spiega lo studio, curato da Simone Orlandini, Giampiero Maracchi, Marco Mancini del Dipartimento di Scienze Agronomiche dell’ateneo fiorentino, insieme con Gaetano Zipoli e Daniele Grifoni dell’Istituto di Biometeorologia del Cnr.
In altre parole troppo caldo e poca pioggia faranno sparire i vitigni da cui si ricavano alcune tra le più celebri Docg italiane. La controprova è che molti enologi riconoscono indubbi balzi di qualità a vini prodotti in zone sempre più a Nord, come il Canada. A sentire le allarmate voci che vengono da varie parti del mondo nel futuro delle cantine ci sarà spumante inglese, Pinot della Svezia e Barolo tedesco. Secondo i climatologi del Consultative Group on International Agricultural Research quest’ipotesi non è fantascientifica, poiché l’inesorabile riscaldamento del pianeta sposterà le aree vinicole verso i Poli. Insomma in un bicchiere di vino si può «assaggiare» l’effetto-serra, fenomeno a cui l’uva è sensibilissima e di cui anticipa gli effetti devastanti dell’innalzamento delle temperature.
Naturalmente si tenta di parare il colpo: all’Università Davis di California, ad esempio, si sta lavorando per selezionare varietà di vitigni in grado di reggere ad una maggior esposizione mentre in Spagna si sta studiando la possibilità di coltivare i vigneti sulle pendici dei Pirenei. Sull’altro fronte in Belgio, Danimarca e Svezia si valutano consistenti investimenti nella viticoltura. Cose peraltro già accadute, anche se al contrario. «La terra è stata attraversata da altri cambiamenti climatici - spiegano i ricercatori - che hanno influito sulla storia del vino. Tra l’anno Mille e il 1200 l’attività solare molto intensa portò un periodo estremamente caldo e fertile, consentendo la coltivazione della vite anche in zone climaticamente sfavorevoli come il Sud della Scozia, la Norvegia, l’Islanda e la Groenlandia». La successiva caduta delle temperature, detta «piccola era glaciale» e che si sviluppò dal 1600 alla seconda metà del 1800, cancellò la viticoltura in queste regioni. Purtroppo ora il futuro appare ben più nero. «II progressivo aumento dell’effetto serra provocherà gravi anomalie climatiche, facendo salire, entro il 2100, la temperatura della terra da 1,8 a 4 gradi», affermano i massimi esperti di clima. Uno scenario apocalittico che non risparmierà anche grandi vini, candidati all’estinzione.

Mito in cantina...
Citato anche da Agatha Christie

Come nasce - Il Brunello si ottiene esclusivamente da uve Sangiovese del territorio comunale di Montalcino con una resa che il disciplinare di produzione fissa ad un massimo di 80 quintali d’uva per ettaro.

Le annate migliori - Giudicate «a cinque stelle» le annate 1945, 1955, 1961, 1964, 1970, 1975, 1985, 1988, 1990, 1995, 1997, 2001, 2004.

La citazione letteraria - Il Brunello è la chiave di un giallo di Agatha Christie, dove il colpevole dichiara: «al momento del delitto stavo degustando con gli amici una bottiglia di Brunello del millenovecento...». E l’alibi cadde perché quell’annata di Brunello, come tutte quelle non ritenute all’altezza, non era stata prodotta.

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