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La Stampa

Vino, a rischio 80 mila posti di lavoro se la riforma Ue non sarà modificata ... Critiche a Bruxelles. Produttori e sindacati chiedono l’intervento del governo... Emendare. Modificare. Cambiare. Il mondo dei produttori e quello dei sindacati dei lavoratori agricoli, per una volta, si trovano d’accordo nel chiedere una profonda e sostanziale modifica della riforma dell’organizzazione comune di mercato del vino presentata nei giorni scorsi dall’Unione Europea.
Il motivo è semplice. Se i calcoli del Coordinamento delle cooperative agricole e agroalimentari sono giusti “i mille milioni di euro destinati all’estirpazione dei vigneti porteranno ad una perdita occupazionale di 820 mila addetti in tutta Europa e di circa 80 mila in Italia compreso l’indotto”. Ecco perché la parola d’ordine “riformare la riforma” ha già trovato una porta aperta al ministero delle Politiche Agricole. Spiega il ministro Paolo De Castro: “La proposta ci pone nella prospettiva di un lungo e intenso lavoro negoziale che impegnerà fortemente il governo. Per questo, fondamentale sarà il sostegno attivo e compatto del mondo produttivo e delle Regioni”.
Resta da capire come si potrà trovare una piattaforma comune visto le diverse richieste. I sindacati dei lavoratori agricoli sostanzialmente hanno una posizione unitaria di fronte a quello che Piero Pellegrini (Uila-Uil) descrive come un “disastro produttivo e occupazionale peggiore di quello dello zucchero”. Aggiunge Antonio Mattioli (Flai Cgil): “E’ incomprensibile come la qualità del lavoro dipendente non sia inserita nei parametri per concorrere al raggiungimento della qualità delle produzioni”.
La posizione dei produttori è quantomeno variegata. La Coldiretti, ad esempio, apprezza lo stop allo zuccheraggio ma chiede di “negoziare importanti aspetti applicativi dalle denominazioni alle pratiche enologiche fino all’etichettatura dei vini da tavola”. Durissimo Federico Vecchioni, presidente di Confagricoltura: “E’ una proposta pericolosa per il nostro sistema vitivinicolo che deve essere necessariamente modificata”. E per la Cia “vanno chiariti alcuni particolari aspetti al fine di tutelare i redditi e la competitività”.
L’associazione delle Città del Vino punta alla cancellazione dell’idea del disaccoppiamento perché slegando i premi dalla produzione l’abbandono delle vigne potrebbe compromettere la tutela dei nostri territori e paesaggi vitati”. E Fedagri-Confcooperative, Legacoop, Agci e Ascat concentreranno la loro battaglia sulla riduzione del budget fissato dall’Ue per l’estirpazione dei vigneti.
Poi c’è l’aspetto dei fondi. Se la Coldiretti ritiene adeguato il budget finanziario, il giudizio espresso dalla Cia e da Fedagri è quantomeno preoccupato. La prima chiede “un forte impegno del governo perché vengano mantenute le risorse comunitarie per il sistema vitivinicolo nazionale”. La seconda con il presidente Paolo Bruni parla di “una proposta che pur avendo avuto un positivo ritocco per l’Italia e la Spagna non consente ancora di valutare se sia adeguato per le esigenze del settore”.
Il compito di trovare una sintesi tra le varie esigenze della filiera è nelle mani del governo. De Castro, così, elenca i punti che dovranno essere al centro dell’“approfondimento” a partire dalla liberalizzazione dei diritti di impianto fino all’eliminazione della distillazione dei sottoprodotti. “Ma soprattutto - sottolinea il ministro - appaiono di scarsa efficacia, per il riconoscimento e la tutela del nostro patrimonio agroalimentare di qualità, le disposizioni sulle denominazioni di origine. Quanto contenuto nella bozza Fischer Boel non appare infatti idoneo a tutelare sufficientemente i vini di qualità europei”.

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