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La Stampa

“Sul vino sono assurde le etichette anti-alcol” ... Il nutrizionista Giorgio Calabrese... “Il vino è un alimento. È stato riconosciuto come parte integrante della dieta mediterranea e in quanto tale, se bevuto moderatamente e mai a digiuno, può anche avere effetti benefici. Ecco perché l’etichetta di una bottiglia non può contenere indicazioni sul pericolo derivante dal bere il vino”. Giorgio Calabrese, presidente della commissione dietologi del Ministero delle Politiche agricole e forestali e vicepresidente del Consiglio scientifico nazionale per la ricerca degli alimenti e della nutrizione, spiega così la sua contrarietà ad utilizzare le etichette delle bottiglie per illustrare i danni derivanti dall’uso di sostanze alcoliche.
Perché contesta la proposta?
“Perché è sbagliato considerare il vino come alcool. Lo ripeto: il vino è un alimento che contiene dell’alcool. Su 100 parti di vino 80/85 sono di acqua. Il resto è un residuo alcolico. La gradazione media varia tra gli 11 e i 15 gradi e dunque non è un superalcolico. Bevendo moderatamente durante i pasti si può notare come alcuni elementi non alcolici tipo i polifenoli e il resveratrolo possono portare anche dei benefici all’organismo sempre che non ci siano controindicazioni mediche”.
Quali sono questi benefici?
“Il primo è un vasodilatatore e aiuta le coronarie a dilatarsi regolarmente e stimolano la secrezione di succhi gastrici migliorando la digestione. Il resveratrolo è stato da me validato come fitoestrogeno, cioè come un ormone quasi simile a quello che esiste naturalmente nel corpo umano specie della donna”.
Che cosa intende per bere moderatamente?
“Per un pasto completo un uomo può consumare un bicchiere e mezzo, massimo due di vino mentre una donna un bicchiere, un bicchiere e mezzo. Per un pasto veloce il limite scende: un bicchiere per i maschi e mezzo per le femmine. Condivido la soglia dello 0,5 come misura da non superare ma non la si può mettere in coincidenza con il vino e la birra. Il problema è l’abuso. Per la birra, poi, i rischi nascono dal considerarla come un dissetante”.
E allora non è meglio fare prevenzione anche sulle etichette?
“La battaglia è contro il consumo di superalcolici. Secondo lei quanti sono i giovani che al bar della discoteca chiedono un bicchiere di vino? Praticamente nessuno. Per la prevenzione è meglio usare altri strumenti”.
Ma i ragazzi arrivano già ubriachi in discoteca. Dice ancora no all’uso delle etichette?
“Beh, se devo guardare il successo che ha avuto scrivere messaggi di morte sui pacchetti di sigarette resto perplesso: il consumo di tabacco nei giovani è aumentato. Utilizzare le etichette per lo stesso scopo non serve. Così come non serve inserire delle prescrizioni d’uso come per i farmaci del tipo bere due bicchieri è ok, consumarne tre equivale al pollice verso. Dobbiamo usare altri strumenti di comunicazione: internet, la radio, le televisioni. Potremmo anche togliere il diritto alla consumazione gratuita che ottengono i ragazzi pagando l’ingresso in discoteca”.
Secondo lei si tratta di misure sufficienti?
“Il nemico numero uno sono i superalcolici. E qui dobbiamo concentrare la campagna di prevenzione. Per quanto riguarda il vino e la birra il problema è evitare l’eccesso, evitare che l’alimento venga mischiato con altre sostanze. Bere due bicchieri di birra non fa male. Considerarla un soft drink e un dissetante invece sì. È questo che dobbiamo comunicare ai giovani. A loro dobbiamo anche spiegare che un uso moderato del vino può far bene”.
Insomma, un colpo al cerchio e un colpo alla botte così i produttori sono contenti?
“Ma si figuri. Io credo che utilizzare l’etichetta come elemento di dissuasione non ci permette di ottenere il risultato finale. Dobbiamo investire molto sulla prevenzione. Su campagne pubblicitarie che raggiungono gli utenti più giovani e dobbiamo scegliere i mezzi di comunicazione che loro usano di più: internet, cellulari, radio”.
Autore: Maurizio Tropeano

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