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La Stampa

Zucchero nel vino, l’Italia resta sola ... Il ministro De Castro cerca il compromesso: “Votiamo si se ci prolungate gli aiuti”... “Il crinale tra una buona riforma e un voto contrario dell’Italia, e magari anche di altre delegazioni, è molto labile”. Si capisce subito che il calice che l’Europa sta servendo al ministro dell’Agricoltura Paolo De Castro potrebbe avere un sapore amaro. A Bruxelles, i Ventisette sono alle prese con la ridefinizione del mercato continentale del vino sulla base di un testo che ha visto all’ultimo momento rispuntare il via libera allo zuccheraggio, metodo gradito ai paesi del Nord, scarsi produttori, per tradizione industriale e meteorologica. Roma è contraria, appoggiata dalla Spagna e, in misura minore dalla Francia. Tuttavia il provvedimento non chiede l’unanimità e, in caso di mancata mediazione, rischia di passare con un contenuto tutto meno che gradito ai nostri produttori.

La maratona, esercizio classico dei consigli agricoli, è cominciata ieri sera alle 18, dopo un ulteriore incontro di messa a punto fra De Castro, la Commissione e la presidenza portoghese. Sul tavolo c’è una proposta di compromesso che conferma la possibilità di arricchimento del vino con il saccarosio nelle regioni europee del Centro-Nord, anche se con percentuali decrescenti nei prossimi tre anni. Come compensazione c’è la possibilità di continuare il regime di aiuto comunitario ai mosti, prodotto naturale derivato dall’uva che viene utilizzato per l’arricchimento del prodotto nell’Europa centromeridionale. Un punto questo, che ieri pomeriggio ha dato la stura a una serie infinita di richiese di finanziamento e il cui accoglimento, secondo fonti del Consiglio, richiederebbe la sottrazione dal bilancio comunitario di 132,2 milioni di euro, già assegnati ai programmi nazionali.

Vorrebbe dire togliere fondi un po’ a tutti, cosa difficile da far passare senza lasciare vittime sul campo per venire incontro ad una necessità invocata solo dall’Italia.
De Castro è quasi solo contro tutti. “E evidente - ha spiegato il ministro - che così come stanno le cose non possiamo accettarle. L’introduzione dello zucchero è una questione dirimente. L’intera proposta aveva una sua logica se si manteneva il divieto all’uso del saccarosio”. Poi, però le
cose sono cambiate e, “nel momento in cui si reintroduce la possibilità di utilizzarlo è evidente che ci vogliono forti compensazioni”. Noi, è il punto, “non possiamo accettare il semplice status quo”.
Il testo di compromesso su cui i ministri hanno passato la notte prevede, mossa intesa per convincere gli italiani, l’indicazione obbligatoria sull’etichetta dei vini dell’eventuale uso di zucchero o di mosto per l’arricchimento, emendamento bocciato la scorsa settimana dal Parlamento Europeo. De Castro non lo vede di buon occhio. “Bisogna capire sino a dove si arriva, un giorno ci faranno mettere sull’etichetta cose incomprensibili”. Meglio che niente? “Dipende - risponde il ministro - se scriviamo mosto va ancora bene, ma sei poi il regolamento impone la dizione “mosto concentrato rettificato” oppure semplicemente non so come la prenderanno i consumatori”.
“E’ ridicolo”, sbotta De Castro, che non si fa ragione dell’etichettatura del mosto che,
sottolinea, comunque è prodotto dall’uva. L’Italia, però, non sembra avere la possibilità di stoppare la decisione finale e può solo lavorare per migliorare il compromesso. E una minoranza di blocco con Spagna, Francia e qualche altro? “Non è questo che cerchiamo - dice il ministro - piuttosto un’alleanza per far passare la riforma in un certo modo”. Un cammino lungo e difficile di cui stasera forse conosceremo l’esito. Sennò bisognerà trattare ancora.

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