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La Stampa

Lo Champagne ora è travolto dal benessere dei nuovi ricchi ... Lo Champagne ha fatto il botto! Lo spumante più amato e imitato a livello planetario non riesce più a soddisfare i suoi estimatori. La domanda di bollicine negli ultimi anni è cresciuta in modo vertiginoso, anche grazie all’ingresso sul mercato dei “nuovi ricchi” russi, cinesi e indiani. L’offerta, invece, è rimasta pressoché inalterata, nonostante la scelta del Civc - l’ente che controlla la filiera dello Champagne - di autorizzare un consistente aumento della resa per ettaro, che oggigiorno è di 150 quintali. Una cifra che potrebbe far sobbalzare più di un appassionato di vino, ma in Francia la densità per ettaro è di 10.000 piante per cui, in realtà, ogni ceppo produce al massimo un chilo e mezzo. Nel 2007 le vendite sono cresciute del 5% e cosi le scorte vanno ormai assottigliandosi, tanto che il prezzo delle uve è ormai insostenibile per la maggior parte delle grandi imprese imbottigliatrici che dominano il comparto.
Da più parti è arrivata la proposta di allargare la denominazione a 40 comuni limitrofi. Ora la patata bollente è nelle mani dell’Inao e del suo presidente Yves Bénard, che (neppure a farlo apposta) è originario della Champagne. L’impressione è che non si sia scatenata, come in realtà si poteva prevedere, una battaglia tra grandi imprese industriali - desiderose di pagare meno le uve - e vigneron, decisi invece a non svalutare il nome di un prodotto tanto blasonato. Una sensazione che è confermata anche da Anselme Selosse, il piccolo produttore più celebre dell’intero comprensorio: “La situazione è molto più complessa di come normalmente viene presentata perché i viticoltori hanno beneficiato enormemente del successo dello Champagne in termini economici e così il valore delle loro terre ha avuto un’impennata prodigiosa. In Francia le tasse di successione sono altissime, tanto che molti viticoltori non riescono più a trasmettere il patrimonio vitato ai propri figli. Per questo motivo l’allargamento dell’Aoc è condivisa da quasi tutti: una leggera svalutazione delle terre può essere salutare per tutti quanti. Il mio ideale è la Borgogna, dove nessuno si sognerebbe di spostare di un centimetro il territorio di produzione. Spero che il consumatore sappia premiare sempre la qualità e quindi rispetto questa proposta, presa a stragrande maggioranza”.

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