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La Stampa

Sofisticazioni?
Serve l’azione
diretta dei
produttori ... Nonostante la crisi economica generale, il settore del vino presenta numeri in netta controtendenza, tanto da caratterizzare l’apertura del Vinitaly con un clima di netta euforia.
La quarantaduesima edizione della fiera del vino veronese si presenta come quella dei record, sia dal punto di vista del numero di espositori, sia per affluenza di pubblico, ma soprattutto per la massiccia presenza di buyers, arrivati anche dai Paesi dell’Est, per acquistare i grandi vini italiani.
Questo clima di ottimismo è stato decisamente raffreddato dalla notizia, arrivata come una bomba a orologeria, di gravi sofisticazioni nel mercato del vino di infima qualità, nonché dall’affaire Brunello di Montalcino, una delle denominazioni più importanti e riconosciute a livello mondiale come il massimo della qualità made in Italy. La prima questione riguarda un settore che di vinicolo ha solo il nome; la notizia dell’indagine giudiziaria a carico di alcuni produttori ilcinesi invece merita attenzione, perché si tratta di un danno d’immagine a carico di un settore dell’agroalimentare che in venti anni è riuscito ad accorciare la distanza tra l’Italia e i grandi del mondo, Francia in primis.
Il coinvolgimento, anche se ancora sotto forma di indagine, di una denominazione di questa importanza rischia di avere
percussioni su tutto il vino il qualità. La vicenda sta evidenziando alcuni errori di forma nella conduzione dei vigneti iscritti all’albo della denominazione Brunello cli Montalcino. Il Consorzio ha sottolineato che su 1700 ettari complessivi di vigneto, solo 1’l% sembrerebbe non impiantato a sangiovese, uva che caratterizza questo vino.
Ora toccherà ai più grandi produttori del Brunello riparare ai danni che, anche se per il momento esigui, minacciano di estendersi a tutto il made in Italy del vino. Il disciplinare di alcune denominazioni italiane prevede l’utilizzo esclusivo di un vitigno al 100%. Se vogliamo essere credibili di fronte al mondo non dobbiamo insinuare sospetti in queste pratiche, con l’obiettivo di adattare i vini al palato dei consumatori finali per seguire le mode dettate dal flusso dei mercati. È necessario lavorare in modo trasparente solo sui vitigni previsti dalle regole, che del resto i produttori stessi si sono dati attraverso i Consorzi.

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