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La Stampa

Comunisti italiani, tra gli ultimi rossi
sparisce il Lambrusco ... Vino vietato all’assemblea
di Salsomaggiore...
Restare irrimediabilmente alternativi al Partito Democratico? E con Rifondazione Comunista, proseguire una sorta di partnership oppure no? Restare orgogliosamente da soli o cercare strade trafficate? Ma, soprattutto, con che cosa accompagnare i1 parmigiano reggiano? In un congresso si pongono sempre quesiti squassanti, e ieri, a Salsomaggiore Terme, dov’è in corso quello dei Comunisti italiani, il mai di pancia più diffuso è stato coerentemente sollevato all’ora di pranzo.
Seduti ai tavoli del ristorante, e logorati dal dibattito, i delegati hanno cercato di corroborarsi sulle vettovaglie, peraltro apprezzate. Ai deschi, però, mancava il vino. Una mancanza che non poteva sfuggire a politici tante consumati, i quali hanno subito chiesto ai camerieri qualche buona bottiglia di Lambrusco. Ma niente: i camerieri hanno dovuto ragguagliare i commensali sulla dolorosa circostanza che il celebre rosso non era stato inserito nelle disponibilità della mensa;
e non soltanto il Lambrusco: qualsiasi
vino. Sono rimasti tutti di sale, tranne i
più scaltri, che sono andati a procurare il necessario per la bicchierata
nel bar a fianco. Per dieci minuti l’hanno fatta franca. Poi, notando che la fila
alla cassa si allungava, e che dal banco gli avventori se ne andavano col fiaschetto, qualcuno ha bloccato tutto. “Mi dispiace, non possiamo più vendere Lambrusco”, ha detto il barista Giancarlo. Ordini superiori. Ma di chi? “Disposizioni dell’organizzazione”. Qui gli animi si sono surriscaldati. E si sono fatti addirittura roventi quando un giornalista ha preteso la sua sacrosanta razione: “Non sono un delegato. Posso bere quanto voglio. E se poi mi addormento o redigo un articolo da sbronzo, me la vedrò col mio direttore”. I1 ragionamento non faceva una piega, e il cronista è stato approvvigionato.
“Il rosso non può essere vietato in un congresso comunista!”, ha gridato ai culmine della disperazione uno di quelli in fila. Tutto inutile. E, almeno qui, il segretario Oliviero Diliberto non s’è dimostrato un capo all’altezza:
“Hanno fatto bene, il Lambrusco fa schifo!”. Al divieto si è aggiunto lo sfregio. Il segretario della federazione di Reggio Emilia, vilipeso nel campanile, ha sbottato: “E’ un grave errore. Domani lo porteremo da fuori”. E almeno domani si beve.

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