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La Stampa

Ma quanto tira il vino “verde” ...Negli ultimi anni è aumentato notevolmente il numero delle aziende vitivinicole che impiantano filiere ecosostenibili. Merito anche dei consumatori, che non si accontentano più delle solite etichette... Nè rosso né bianco nè rosè. Il vino più amato dagli appassionati del buon bere è “verde” . Negli ultimi anni è aumentalo, infatti, il numero di italiani che dal prodotto pretende, oltre alla qualità, il rispetto dell’ambiente. Un vino insomma ecologicamente corretto, prodotto senza Ogm, fertilizzanti o pesticidi chimici. E anche amico dell’ambiente a 360 gradi, cioè ottenuto da una cantina a ridotto impatto ambientale che utilizzi le energie rinnovabili, riduca l’emissione di anidride carbonica, applichi la raccolta differenziata e che abbia una certificazione ambientale. L’impegno per la tutela del territorio entra così a pieno titolo nella mission delle cantine e il vino verde conquista nuovi segmenti di mercato. È questo uno dei temi in primo piano nell’edizione 2009 di Vinitaly. Il successo delle etichette eco-friendly dipende in parte anche dal fatto che tra gli eno-appassionati comincia a farsi strada la convinzione che anche la scelta del vino può essere un mezzo d’impegno sociale. Ma anche tra i grandi e i piccoli produttori cresce la sensibilità ambientale: ultimamente, secondo gli esperti del settore, sono in forte ascesa la viticoltura biologica e biodinamica. Cosa significa? Che per la produzione di vino si riduce
al minimo il ricorso a trattamenti chimici in vigna, utilizzando tecniche tradizionali quali rame e zolfo; nei vigneti si introduce l’utilizzo d’insetti amici per combattere quelli nocivi. Un’attenta e meticolosa cura della pianta permette, poi, una ventilazione ottimale e una protezione naturale del grappolo.
Ancora più estrema è la filosofia che sta alla base del vino biodinamico, che segue le teorie del filosofo austriaco Rudolf Steiner: alla base il concetto che la terra, come essere vivente sia parte integrante dell’universo. E la vite, come qualsiasi altra pianta, partecipa di questo stesso universo. Ma una cantina verde si impegna anche per la riqualificazione del territorio in cui opera. Per esempio il ricorso all’inerbimento permette di salvaguardare i terreni dall’erosione e, grazie all’interramento di piante azotate, di abbassare l’uso di fertilizzanti. Un altro imperativo è la riduzione dei consumi idrici: le tecniche di coltivazione eco-compatibili consentono di limitare il fabbisogno di acqua delle viti e un certo risparmio idrico può essere ottenuto anche durante il periodo della vendemmia, adottando particolari procedure che permettono il recupero delle acque di lavaggio per la pulizia degli impianti.

Le cantine ecologiche utilizzano, poi. quanto più possibile le energie rinnovabili: l’abbondante disponibilità di risorse naturali nelle campagne, come il sole e le biomasse, consente alle aziende vitivinicole di produrre direttamente in casa l’energia da reimpiegare nelle cantine, grazie a pannelli fotovoltaici e impianti termici alimentati a biomasse che producono energia pulita. In particolare, gli impianti fotovoltaici vengono utilizzati
per la produzione di energia elettrica e di acqua calda per la pulizia delle attrezzature in cantina.
E ancora, altre aziende stanno sperimentando l’utilizzo dell’energia eolica. Una cantina amica dell’ambiente è attrezzata anche per ridurre l’inquinamento per esempio utilizzando un depuratore biologico a fanghi attivi che tratta le acque reflue di processo prima di scaricarle.

La regola delle 3 R (riduci, riutilizza, ricicla) può essere applicata naturalmente anche al vino.

Una cantina verde deve essere particolarmente sensibile alla raccolta differenziata: separando tutti i rifiuti, carta, plastica e rottami in vetro, per tipologia e riciclati. Infine, un’azienda vinicola amica dell’ambiente spesso intraprende la via della certificazione ambientale (secondo gli standard Iso 14001 o Emas): uno stimolo in più a migliorare le proprie prestazioni in materia di tutela del territorio.

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