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La Stampa

Le bottiglie top? Valgono più dell’oro ... Dalle finestre in lontananza si vede l’Hudson, sulle pareti Chagall, Durer, Picasso e Canaletto, uno strano poker, senza una logica, l’unica cosa che pare sfuggire a un filo conduttore nella sede newyorkese di Sotheby’s. In scena va il dinner che prepara la strada a una delle grandi aste dei vini che hanno reso quelle sale così ambite per i produttori di tutto il mondo. Mentre gli chef fanno scivolare portate non sempre ortodosse, gli esperti d’arte della casa d’aste raccontano il perché
dei capolavori appesi alle pareti. Ma l’attenzione è tutta su Serena Sutcliffe, la Signora del vino per la casa d’aste che si gioca con Christie’s il ruolo di caput mundi.
Alta, bionda eterea senza età perché non la confesserà mai ma anche perché non è facile dargliene una e forse non è così importante, ha scritto libri, degustato quanto di più prestigioso sia mai stato imbottigliato. senza distinzione di data e provenienza. Nei confronti della crisi è realista: “Il mercato inglese tiene meglio di quello americano ma il momento è particolare, la crisi è mondiale e non va sottovalutata. Di certo questa particolare congiuntura rende tutto più normale. Non c’è spazio per le follie che abbiamo visto in questi ultimi anni”.

Per la Signora del vino un’asta vende bottiglie dacollezione e i clienti cercano la storia: “Le bottiglie che tengono sono quelle che hanno contrassegnato più di altre i sogni degli appassionati e la storia del vino mondiale. Ci vuole la grande annata ma anche una cantina simbolo Nel momento in cui si comincia a picchiare più duro e senza discriminare tra buoni e cattivi, nel
mercato dei collectibles i grandi tengono anche se ad accaparrarseli è soprattutto l’Asia. Proprio per questo Sotheby’s guarda con sempre maggiore interesse all’Oriente, e non solo per i suoi buyers. Con l’abolizione delle tasse all’importazione di vini a Hong Kong e Macao, i compratori asiatici sono aumentati dal 9,5% del 2006 al 16% del 2008. Anche quelli del Sud America sono aumentati a Londra: dallo 0,5% del 2006 al 3% del 2008. Ma forse è venuto il momento di organizzare un grande evento nelle due città dove i grandi vini hanno trovato casa. Magari anche a Pechino, dove l’effetto Olimpiadi ha fatto venire allo scoperto tanti facoltosi collezionisti.

Romanée Conti resta l’alcolico oggetto del desiderio in tutte le sue mutazioni, come molti altri che raggiungono quotazioni da svariate migliaia di euro un po’ ovunque. Come Romanée si godono rendite di posizione storica anche Corton Charlemagne (Coche Dury) o Chateau d’Yquem. I piazzamenti delle etichette italiane sono buoni ma hanno ancora margini di crescita. In una recente asta romana - quella della Gelardini & Romani Wine Auction - a fare la parte del leone è stato però un vino italiano: il Masseto. Un lotto di 6 bottiglie del 2001 è stato battuto a 3.953,40 euro (660 euro a bottiglia), cifra più alta della giornata. “In un mondo in cui non ci sono molte sicurezze, si vede che il grande vino ha una doppia valenza: aumentare valore nel tempo e dare piacere alla vita”, spiega Giovanni Geddes, amministratore delegato di Ornellaia. Che aggiunge: “D’altra parte, l’Ufficio Studi di Mediobanca a novembre aveva dichiarato che l’oro e il vino sarebbero stati gli investimenti con le migliori performance del 2009. Sono sicuro che se riusciremo a sviluppare sinergie di immagine e strategie di comunicazione univoche tra aziende e territorio i grandi vini d’investimento potranno dare una mano all’economia per una ripresa che ponga le proprie basi a cominciare da questi particolari beni rifugio”. Ornellaia è un’azienda simbolo per le strategie. Con prodotti come il Massetto (che gli americani considerano lo Chateau Petrus italiano) ha scalato in fretta le classifiche non solo degli incassi a bottiglia ma soprattutto della credibilità, scegliendo nel dicembre 2008 di essere la prima azienda italiana quotata ovvero venduta sulla
place di Bordeaux.

Al di là dell’orgoglio nazionalista, il rendimento dei grandi vini resta un caso nell’andamento dei conti dell’economia mondiale. Le performance di valore sono sorprendenti anche per gli analisti, che in una classifica di comparazione certamente un po’ azzardata ma basata comunque
su dati reali fanno rilevare
che se dal luglio 2001 l’oro
ha reso il 13,3%, i grandi
vini hanno fatto registrare
un incremento di valore del
13,8%. Un premio soprattutto alla qualità.

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