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La Stampa

Il rosato truffa non è passato ... Una vittoria finalmente. I vignaioli di qualità si stavano ormai abituando a una serie infinita di sconfitte, alla stregua di qualche vecchio pugile suonato che sale sul ring solo per il gusto di farlo, senza alcuna prospettiva di vincere. Questa volta, è il caso di dirlo, abbiamo il raro privilegio di scrivere la storia di una battaglia finita bene, con i “buoni” che trionfano.
Tutto ha inizio qualche mese fa, con la proposta dell’Ue di permettere la produzione di un rosato miscelando vino bianco e rosso. Una vera e propria assurdità, che ha fatto rabbrividire produttori seri del rosé, sia francesi - maestri della tipologia - sia italiani. La mossa della Commissione di Bruxelles non giungeva del tutto inaspettata. Sono anni, infatti, che il rosato,sta scalando le classifiche di vendita, sempre più consumatori questo vino, che, se prodotto seguendo i sacri crismi, ha caratteristiche di piacevolezza e complessità che non sono certo seconde a nessuno. Il fenomeno rosato ha fatto gola a quelle aziende che si muovono seguendo logiche puramente commerciali. Queste hanno fatto un ragionamento che non fa una grinza: l’economia è in crisi e il mercato del vino anche; esiste invece un segmento che tira ed è quello dei rosé, allo stesso tempo esistono enormi partite di bianco e di rosso invendute e stoccate nei frigo di cooperative sociali e produttori industriali.

Il classico “uovo di Colombo”: fare un rosato acquistando materia prima a basso prezzo, per inserirsi in un mercato florido, abbassando la qualità media con vini figli essenzialmente di tecniche di cantina. La politica comunitaria pareva appoggiare questa strategia truffaldina, obbligando chi produceva rosato tradizionale a indicarlo in etichetta. La stessa logica perversa applicata in molti altri ambiti, dove chi privilegia metodi di produzione “buoni, puliti e giusti” ha l’obbligo di dichiararlo in etichetta e non il contrario come sarebbe logico... La levata di scudi da parte dei vigneron europei, che hanno trovato ampio sostegno nei governi di Francia e Italia, è stata determinante e la Commissione ha ritirato la proposta. Una chiara vittoria per il rosato, per i moltissimi produttori di qualità e anche per i consumatori che troveranno una trappola in meno sul loro cammino.

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