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La Stampa

Vendemmia 2009 in frenata … Arrivano da Assoenologi i dati definitivi sulla vendemmia 2009. Accompagnati da una analisi che potrebbe essere più quella di uno psicologo, anziché di un enologo. Si assiste, infatti, a una sorta di schizofrenia del settore, per cui aumenta la qualità, diminuisce la produzione, ma col prezzo all’ingrosso del vino che invece di aumentare - come vorrebbero le leggi base dell’economia - cala. Il centro studi dell’associazione nell’agosto scorso aveva previsto una produzione 2009 di 46,3 milioni di ettolitri, praticamente stabile sul 2008 (46,2 milioni). Oggi, il dato è visto al ribasso del 4%: 44,5 milioni di ettolitri. “Una quantità che è decisamente inferiore rispetto alla media degli ultimi dieci anni”, precisa Giuseppe Martelli, il direttore di Assoenologi. A fare la differenza è stato il mese di settembre, caratterizzato da più sole al Centro-Nord e piogge al Sud e nelle Isole. Da qui, il calo di produzione marcato ad esempio in Abruzzo e Puglia (-15%) in Sicilia e nelle Marche (-10%). Cresce invece la produzione in Piemonte (+15%). Il Veneto frena un po’, -5%, ma si conferma primo produttore con 7,7 milioni di ettolitri. Veneto, Emilia Romagna, Puglia e Sicilia producono il 50% di tutto il vino italiano. Veniamo alla qualità. “Settembre ha premiato maggiormente il Centro-Nord, dove in molte regioni la qualità è ottima, con punte di eccellente. Più eterogenea la situazione al Sud, dove il mediocre si scontra con l’ottimo e il buono col discreto”, spiega ancora Martelli. Il vino è cultura, ma anche business. Su questo fronte, alla luce di una “qualità comunque interessante”, di una produzione inferiore alla media, c’è da registrare un pesante crollo dei prezzi all’ingrosso. “In certi casi si arriva anche al 40% in meno rispetto al prezzo pagato lo scorso anno”, dice il presidente di Assoenologi. Esempi? Le uve del sangiovese per il Brunello di Montalcino sono state scambiate a 120 euro al quintale contro i 180 dell’anno scorso. Quelle base del Chianti arrivano anche a -35%. Le uve Nebbiolo (Barolo, Barbare) hanno prezzi oscillanti dal -20% al -30%. Questa tendenza va ad inserirsi in un quadro di mercato non certo florido. “Aumentano i volumi del 6,9%, ma diminuiscono i valori del 7,3%. Con un valore unitario del vino italiano, che è in calo anche del 13% rispetto allo scorso anno”. Significa in pratica, che si vende di più, ma si guadagna di meno “L’Italia tiene meglio rispetto ai diretti concorrenti, come la Francia e la Spagna. Ma è chiaro che questa situazione sul piano internazionale non potrà essere sopportata a lungo dagli imprenditori”. Martelli affronta anche la questione dei prezzi al consumo. Italia inclusa. Domanda: c’è il rischio che i margini ridotti alla produzione possano riversarsi sulle tasche del consumatore finale? “Io credo di no. Anzi, tra pochi mesi potrà esserci un calo di prezzi anche al consumo. E’ chiaro, infatti, che dalla situazione di crisi dei mercati scaturisce una domanda di vino a prezzi inferiori”. E se si vuole stare sul mercato…

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